Scoperta in Corea del Nord base missilistica segreta a 27 km dalla Cina

Una nuova analisi satellitare pubblicata dal Center for Strategic and International Studies (CSIS) ha rivelato l’esistenza di una base missilistica nordcoreana mai dichiarata ufficialmente: la Sinpung-dong Missile Operating Base, situata nella provincia di North Pyongan, a poco più di 25 chilometri dal confine con la Cina.

Una base strategica mai dichiarata e missili balistici intercontinentali

Secondo il rapporto firmato da Joseph S. Bermudez Jr., Victor Cha e Jennifer Jun, la struttura si estende per circa 22 chilometri quadrati in una valle montuosa e isolata, dimensioni paragonabili a quelle dell’aeroporto JFK di New York. La Sinpung-dong Missile Operating Base non è mai stata menzionata nei negoziati tra Pyongyang e Washington sul disarmo nucleare, a conferma della strategia di opacità e dissimulazione con cui il regime nordcoreano custodisce i propri assetti più sensibili.

Le immagini satellitari hanno evidenziato infrastrutture compatibili con il dispiegamento di una brigata missilistica in grado di ospitare 6–9 missili balistici intercontinentali (ICBM) a capacità nucleare, tra cui gli Hwasong-15, testati per la prima volta nel 2017 con un raggio d’azione fino a 15.000 km, e i più recenti Hwasong-18 a propellente solido, introdotti dal 2023 e considerati una delle armi più sofisticate del programma nordcoreano. Armi che, nelle intenzioni di Pyongyang, possono colpire Seoul, Tokyo e persino gran parte del territorio continentale degli Stati Uniti, ampliando notevolmente la portata della minaccia.

A rendere il quadro ancora più complesso è la mobilità dei sistemi: gli ICBM non sarebbero lanciati da silos fissi, ma tramite trasportatori-erettori-lanciatori (TEL) in grado di muoversi dalla base verso siti prestabiliti. Questa capacità rende estremamente difficile un eventuale attacco preventivo da parte di forze avversarie, aumentando la sopravvivenza e la credibilità della deterrenza nucleare nordcoreana.

Una rete di basi non dichiarate

La scoperta di Sinpung-dong non rappresenta un episodio isolato, ma si inserisce in una rete ben più ampia di infrastrutture militari non dichiarate che la Corea del Nord ha sviluppato nel corso degli anni. Secondo le analisi del CSIS, Pyongyang dispone infatti di almeno 15–20 basi missilistiche operative mai incluse nei negoziati internazionali sul disarmo. Tra queste figurano la Hoejung-ni Missile Operating Base, localizzata nella provincia di Chagang e ritenuta in grado di ospitare missili balistici a medio raggio; la Sangnam-ni Base, individuata nel 2018 attraverso immagini satellitari commerciali e sospettata di ospitare missili a capacità nucleare; e la Yongnim Base, in posizione strategica per eventuali lanci contro Corea del Sud e Giappone.

Già in passato, altre inchieste indipendenti avevano documentato la presenza di strutture simili. Nel 2018, ad esempio, il New York Times rivelò grazie a immagini satellitari l’esistenza di oltre una dozzina di basi non dichiarate, tra cui quella di Sakkanmol, situata a sud di Pyongyang e associata a missili balistici a corto raggio Scud e Nodong. Allo stesso modo, il sito di Hoejung-ni è stato più volte oggetto di attenzione internazionale dopo che nel 2020 immagini satellitari ne hanno mostrato un ampliamento delle infrastrutture, a dimostrazione della costante modernizzazione delle capacità missilistiche nordcoreane.

Nessuna di queste basi è mai stata inclusa negli impegni di “denuclearizzazione” assunti da Pyongyang nei summit con gli Stati Uniti o nei colloqui multilaterali con Cina e Corea del Sud. Ciò dimostra come il regime abbia perseguito una strategia sistematica di occultamento e dispersione delle capacità strategiche, costruendo un’ampia e resiliente infrastruttura nascosta in grado di garantire la sopravvivenza del proprio arsenale anche in caso di attacco preventivo.

In questo senso, Sinpung-dong rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di una più estesa architettura militare, concepita per assicurare alla Corea del Nord la possibilità di condurre un second strike nucleare e mantenere intatta la propria deterrenza nei confronti di Washington e dei suoi alleati regionali.

Implicazioni geopolitiche

La posizione della base, a ridosso del confine cinese, solleva interrogativi anche su Pechino: in caso di crisi, la vicinanza potrebbe complicare le operazioni di monitoraggio e difesa, aumentando il rischio di errori di identificazione.

Gli analisti sottolineano inoltre che, a differenza della Cina che adotta ufficialmente una dottrina di “no first use”, Pyongyang sembra orientata a una postura più aggressiva, fondata sull’opzione di un primo attacco nucleare.

La scoperta di Sinpung-dong conferma come la Corea del Nord continui a sviluppare capacità strategiche al di fuori di qualsiasi regime di controllo o trasparenza. Un monito che mette in luce la fragilità delle trattative diplomatiche e l’urgenza di ripensare le strategie di contenimento della minaccia nordcoreana.