20 settembre 2025 – La Turchia si prepara a un importante passo nel settore aerospaziale e della difesa, con un maxi-pacchetto di ordini che dovrebbe coinvolgere Boeing e Lockheed Martin. Secondo fonti vicine ai dossier, Ankara sarebbe pronta a firmare contratti già la prossima settimana per l’acquisto di circa 250 aerei commerciali e di nuovi caccia F-16, con sullo sfondo l’eventuale riapertura del capitolo F-35, rimasto in sospeso dopo anni di tensioni.
La cornice politica sarà quella della visita del presidente Recep Tayyip Erdogan a Washington, fissata per il 25 settembre. L’incontro con Donald Trump, annunciato dallo stesso leader americano sui social, non sarà solo un faccia a faccia diplomatico ma anche un banco di prova per rilanciare le relazioni bilaterali. Al centro, oltre alle commesse aerospaziali, ci sarà la spinosa questione dell’esclusione della Turchia dal programma F-35 dopo l’acquisto del sistema missilistico russo S-400. Un nodo che ha alimentato frizioni in seno alla Nato e che ora potrebbe essere parzialmente sciolto.
Sul fronte interno, l’industria della difesa turca vive un momento di forte espansione. Negli ultimi cinque anni, le esportazioni sono passate da 2,3 a 8 miliardi di dollari, mentre il portafoglio complessivo di progetti ha superato i 100 miliardi. Programmi come il caccia di quinta generazione Kaan, il carro armato Altay, i droni Bayraktar e Kızılelma e le fregate Milgem testimoniano la volontà di Ankara di rendersi sempre meno dipendente da fornitori esterni. L’inedita ammissione della costruzione di una base per droni nella parte nord di Cipro, con centinaia di mezzi corazzati dislocati, è un altro segnale della crescente assertività turca.

La prospettiva di un rafforzamento ulteriore dell’apparato militare turco non lascia indifferenti Grecia e Cipro. Atene ha già espresso le proprie rimostranze presso il Consiglio europeo, con il premier Kyriakos Mitsotakis che ha sottolineato come Paesi che “minacciano di guerra membri dell’Ue” non dovrebbero avere accesso a programmi di difesa comunitari. Allo stesso tempo, le tensioni nel Mar Egeo restano vive: la Turchia ha emesso due nuovi Navtex per esercitazioni con fuoco reale proprio nei giorni in cui Erdogan e Mitsotakis si incontreranno a margine dell’Assemblea generale dell’Onu a New York.
Accanto al riarmo, resta centrale la partita energetica. La disputa sulle zone economiche esclusive e lo sfruttamento dei giacimenti offshore continua ad alimentare rivalità. La compagnia americana Chevron, in partnership con Israele, ha già messo gli occhi sui blocchi a sud di Creta per un nuovo gasdotto verso l’Egitto. La Grecia ha risposto con esercitazioni militari di ampia scala, mentre la Turchia ha intensificato le manovre congiunte con altri Paesi del Mediterraneo orientale, tra cui l’Egitto.

La questione di Cipro rimane irrisolta. Il 27 settembre il Segretario Generale Onu Antonio Guterres incontrerà i leader greco-cipriota e turco-cipriota per tentare un nuovo dialogo. Nel frattempo, Nicosia ha scelto di rafforzarsi con il sistema israeliano Barak MX, che andrà a sostituire i vecchi sistemi russi, scelta che Ankara considera destabilizzante. La presenza di basi britanniche e statunitensi nell’isola, unite alla cooperazione militare con Israele, danno a Cipro una rete di protezione senza precedenti.
Il viaggio di Erdogan a Washington potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase nelle relazioni tra Turchia e Stati Uniti, con riflessi non solo militari ma anche energetici e geopolitici. Se da un lato Boeing e Lockheed intravedono contratti miliardari, dall’altro le mosse di Ankara rischiano di riaccendere le tensioni con Grecia e Cipro, in un Mediterraneo orientale già denso di contraddizioni.

Dal riarmo agli F-35: la Turchia di Erdogan scuote gli equilibri del Mediterraneo






