Il Documento Programmatico Pluriennale 2025-2027 del Ministero della Difesa definisce le priorità di sviluppo dello strumento militare italiano nel triennio, senza introdurre fondi aggiuntivi rispetto alla legge di bilancio ma chiarendo come verranno impiegate le risorse. Quest’anno, il documento era particolarmente atteso: Roma ha comunicato alla NATO di aver raggiunto la soglia del 2% del PIL in spesa militare, mentre secondo i criteri nazionali la percentuale reale resta all’1,5%.

Secondo la legge di bilancio 2025, il bilancio ordinario della Difesa ammonta a 31,298 miliardi di euro, con un incremento di 2,1 miliardi rispetto al 2024. Tuttavia, il bilancio “dichiarato” alla NATO include anche fondi del MIMIT per programmi industriali (3,3 miliardi) e risorse del MEF per le missioni all’estero (1,3 miliardi), arrivando a circa 30,4 miliardi di euro, pari all’1,5% del PIL.
Il DPP, però, riporta una cifra molto più alta: 45,315 miliardi, ottenuta aggiungendo due voci generiche — “budget per contesti e domini a focus militare” e “progetti di cooperazione military” — che al momento non sono dettagliate. In pratica, il raggiungimento del 2% appare più contabile che reale.
Il Documento di Finanza Pubblica prevede comunque un aumento graduale delle spese per la Difesa: +3,49 miliardi nel 2026, +3,57 nel 2027 e +4,89 nel 2028, con un totale di circa 12 miliardi aggiuntivi nel triennio, che permetterebbero di avvicinarsi realmente alla soglia NATO.

Il DPP introduce numerosi programmi per modernizzare l’apparato militare.
Forze navali: previsti studi per una portaerei di nuova generazione – potenzialmente a propulsione nucleare – e il programma “Deep Strike e Antinave”, per dotare la Marina di missili da crociera con capacità di attacco terrestre, colmando una lacuna storica rispetto alle altre marine alleate.
Forze terrestri: il programma A2CS (Army Armored Combat System) sale a 8,269 miliardi (+1,8 rispetto al DPP precedente) per sostituire i Dardo e ammodernare la flotta corazzata. È confermata la modernizzazione di 125 carri Ariete, con investimenti fino a 753 milioni entro il 2034, e un fondo di 50 milioni per il nuovo Main Battle Tank sviluppato tramite la joint-venture Leonardo-Rheinmetall Military Vehicles, che produrrà 280 carri e oltre 1000 veicoli cingolati.
Forze aeree e difesa aerea: il DPP prevede l’acquisizione di sei M3A Maritime Multi Mission Aircraft, fondamentali per pattugliamento e guerra antisommergibile, e di 11 batterie SAMP/T NG (sei per l’Esercito, cinque per l’Aeronautica), rafforzando le capacità di difesa aerea nazionale. Sono inoltre stanziati fondi record per munizionamento e riserve strategiche, in risposta alle lezioni del conflitto ucraino.

La sezione esercizio — che finanzia addestramento, manutenzione e operatività — resta il punto debole. Dopo un lieve aumento nel 2025 (+80 milioni), il DPP prevede tagli per -350 milioni nel 2026 e -16 milioni nel 2027. Una riduzione che, secondo diversi analisti, rischia di compromettere la reale prontezza e la sostenibilità dei nuovi sistemi d’arma.
Il DPP 2025-2027 segna un passo avanti nella modernizzazione dello strumento militare, con investimenti significativi per la componente terrestre, aerea e navale. Tuttavia, l’obiettivo del 2% NATO resta in larga parte nominale, e il calo delle spese operative rischia di vanificare i progressi tecnologici.
La vera sfida per il Ministero della Difesa sarà trasformare gli aumenti di bilancio in capacità effettive, garantendo addestramento, manutenzione e interoperabilità: elementi indispensabili per una Difesa credibile, non solo numerica.






