Nel pieno di una guerra che continua a sconvolgere l’Europa orientale, l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del Comitato militare della NATO, ha ribadito con fermezza l’impegno dell’Alleanza Atlantica al fianco dell’Ucraina. In un’intervista rilasciata da Kiev nel giorno della visita del premier olandese Mark Rutte, Cavo Dragone ha voluto sottolineare come «gli ucraini si dimostrino ottimi combattenti», un esercito che merita di essere rafforzato e considerato un «modello per l’Europa».
Nonostante gli spiragli di pace che sembravano aprirsi dopo i summit estivi tra Putin, Trump e Zelensky, la realtà è tornata a mostrarsi in tutta la sua durezza. Mosca continua a evitare un confronto serio, adottando una strategia attendista e cinica. A fronte di ciò, la NATO ha riaffermato l’obiettivo di intensificare gli aiuti militari a Kiev, spingendo anche per ulteriori sanzioni contro la Russia, nella speranza di generare pressioni interne sul regime di Putin.
Lo scenario è ancora lontano da una soluzione diplomatica. Tuttavia, l’intenzione dell’Alleanza è chiara: permettere all’Ucraina di arrivare a un eventuale tavolo negoziale da una posizione di forza. «Il nostro pieno sostegno per l’Ucraina – ha dichiarato Cavo Dragone – non è mai cambiato e non muterà sino a che non ci sarà una pace giusta e duratura».
Uno degli strumenti chiave del nuovo corso degli aiuti è rappresentato dal PURL (Prioritized Ukrainian Requirement List), un’iniziativa congiunta nata circa 40 giorni fa con la collaborazione tra il presidente Trump, i vertici NATO e il generale Alexus Grynkewich, comandante dell’Alleanza per l’Europa. Questo meccanismo consente di strutturare e velocizzare l’invio di armamenti in base a richieste concrete e puntuali dell’Ucraina.

Il funzionamento è semplice ma strategico: Kiev presenta una lista di priorità operative, che viene validata dalla NATO e trasformata in ordini concreti alle industrie belliche statunitensi. I Paesi della coalizione dei “52 volenterosi” – non tutti membri NATO, ma accomunati dal sostegno a Kiev – finanziano quindi l’invio diretto di armi prodotte negli USA. Ad oggi, attraverso il PURL, sono già stati consegnati materiali per un valore di 1,5 miliardi di dollari.
I primi tre pacchetti da 500 milioni ciascuno sono stati finanziati da: Paesi Bassi (inizio agosto), Danimarca, Finlandia e Svezia, e infine Germania. I carichi includono principalmente munizioni e sistemi di difesa aerea contro droni e missili, rispondendo alle esigenze più urgenti dell’esercito ucraino.
La NATO resta quindi centrale anche nel validare le richieste e nel garantire la distribuzione dei materiali attraverso i canali logistici basati in Germania, già attivi per la gestione di aiuti bilaterali. L’Italia, la Francia e il Regno Unito – ha precisato Cavo Dragone – potrebbero essere coinvolti nei prossimi pacchetti, ma al momento non risultano ancora attivi nel programma PURL.
Oltre alla dimensione militare immediata, l’attenzione si sposta ora sulle prospettive a lungo termine. A Washington, i capi militari americani e i rappresentanti della coalizione dei Volenterosi stanno già lavorando per preparare una fase di normalizzazione post-bellica: sicurezza dei cieli, economia, infrastrutture, e soprattutto garanzie contro nuovi attacchi russi.
Una delle richieste più delicate di Kiev riguarda la presenza di contingenti alleati sul suolo ucraino come misura deterrente. Tuttavia, come sottolineato da Cavo Dragone, questo tema non è stato ancora affrontato in sede NATO. Le complessità sono evidenti: quali forze schierare, con che regole d’ingaggio, per quanto tempo, con quale mandato internazionale?
«Tutto è ancora aperto – ha dichiarato – e nel mio ambito non so neppure se ci sia effettiva disponibilità di truppe. Magari si pensa anche a soldati di Paesi non NATO». La questione resta dunque prematura e dipenderà, eventualmente, da decisioni politiche condivise e da un contesto negoziale ancora molto incerto.

Infine, a gettare ulteriore ombra sulle trattative, vi sono le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Lavrov, che vorrebbe una partecipazione russa alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Kiev, comprensibilmente, rifiuta, ricordando il tradimento russo degli accordi di Budapest del 1994. «Siamo ancora molto lontani da qualsiasi accordo», ha concluso Cavo Dragone. Serve un cessate il fuoco, e serve presto. Ma per ottenerlo, l’unica via sembra essere quella di continuare a rafforzare militarmente Kiev, affinché Mosca non possa più dettare le condizioni.






