Dalla sua fondazione nel 1949, la deterrenza nucleare rappresenta il pilastro centrale della politica di sicurezza della NATO. Già il primo Strategic Concept dell’Alleanza faceva riferimento alla necessità di “assicurare la capacità di effettuare bombardamenti strategici con ogni tipo di arma senza eccezioni”. Da allora, il potenziale nucleare, pur profondamente ridimensionato rispetto agli anni della Guerra Fredda, resta la garanzia ultima della mutua difesa sancita dall’articolo 5 del Trattato di Washington.
Nel 1953 gli Stati Uniti decisero di impegnare parte del proprio arsenale nucleare alla difesa collettiva dell’Alleanza, dispiegando le prime armi tattiche in Europa l’anno successivo. Negli anni successivi si svilupparono le cosiddette “nuclear sharing arrangements”, che prevedono la presenza di armi nucleari statunitensi in Paesi europei sotto controllo americano, ma con supporto operativo delle forze aeree alleate dotate di capacità duale (dual capable aircraft, DCA).
Queste disposizioni, rimaste un punto fermo anche dopo la fine della Guerra Fredda, costituiscono oggi un elemento chiave della coesione strategica dell’Alleanza, poiché assicurano una partecipazione condivisa agli oneri e alle responsabilità della deterrenza nucleare.

La politica nucleare della NATO è oggi definita principalmente da due documenti fondamentali: il “Deterrence and Defence Posture Review” (DDPR) adottato al vertice di Chicago del 2012 e il più recente “Strategic Concept” del 2022, approvato a Madrid.
Il concetto strategico del 2022 individua la deterrenza e difesa come una delle tre funzioni centrali dell’Alleanza, insieme alla gestione delle crisi e alla sicurezza cooperativa. Esso afferma che la postura della NATO si fonda su un mix appropriato di capacità nucleari, convenzionali e di difesa missilistica, integrate da capacità nei domini spaziale e cibernetico.
Il principio di fondo è chiaro: le armi nucleari esistono per prevenire la guerra, non per combatterla. La loro funzione è eminentemente politica e mira a dissuadere ogni aggressione contro gli Alleati, mantenendo la pace e prevenendo coercizioni. Tuttavia, “finché le armi nucleari esisteranno, la NATO resterà un’Alleanza nucleare”.
Questo equilibrio strategico si basa su tre pilastri:
La definizione e l’attuazione della politica nucleare della NATO sono affidate al Nuclear Planning Group (NPG), il principale foro di consultazione su tutte le questioni relative alla deterrenza nucleare. Tutti gli Alleati – con l’unica eccezione della Francia, che mantiene una piena autonomia decisionale nel proprio deterrente strategico – partecipano al NPG.

Sul piano operativo, la sicurezza ultima dell’Alleanza è garantita dalle forze nucleari strategiche degli Stati Uniti, considerate il “supremo baluardo” della sicurezza collettiva. A queste si aggiungono le forze indipendenti del Regno Unito e della Francia, che contribuiscono in modo significativo alla deterrenza complessiva, creando più centri decisionali e aumentando la complessità delle valutazioni di un potenziale aggressore.
Le armi nucleari statunitensi dispiegate in Europa restano sotto controllo esclusivo di Washington, ma i Paesi ospitanti forniscono le infrastrutture e i velivoli duali necessari per l’esecuzione della missione, oltre a personale addestrato. In questo modo, la deterrenza nucleare diventa un meccanismo collettivo di sicurezza che coinvolge più Paesi e rafforza la coesione politica dell’Alleanza.
Per assicurare la credibilità, efficacia e sicurezza della missione nucleare, la NATO conduce regolarmente esercitazioni che simulano scenari di crisi con dimensione nucleare. La più nota è Steadfast Noon, esercitazione annuale che coinvolge velivoli da combattimento in grado di trasportare armi nucleari.
Si tratta di un’attività di addestramento di routine, condotta da oltre un decennio, che non prevede l’impiego di armi reali né è collegata a eventi internazionali contingenti. Ogni anno un diverso Paese membro ospita l’esercitazione, a conferma della dimensione rotazionale e condivisa del sistema di deterrenza.
Al vertice di Vilnius del 2023, gli Alleati hanno ribadito l’importanza di potenziare tali addestramenti, simulando scenari in cui le dimensioni convenzionali e nucleari si intrecciano, per garantire la coerenza tra le componenti operative della postura difensiva in tutti i domini del conflitto.
Dalla fine della Guerra Fredda, la NATO ha ridotto di oltre il 90% le proprie armi nucleari basate a terra e ha diminuito la dipendenza strategica da esse. Tuttavia, la crescente instabilità internazionale, le minacce provenienti dalla Russia e l’evoluzione tecnologica impongono un continuo aggiornamento delle capacità.
L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha rappresentato uno spartiacque: al vertice straordinario del 24 marzo 2022, i Capi di Stato e di Governo della NATO hanno deciso di rafforzare la postura di deterrenza e difesa a lungo termine, sviluppando la gamma completa delle forze necessarie e incrementando la prontezza contro minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari.
Questo non implica un ritorno alla proliferazione, ma piuttosto una modernizzazione qualitativa: maggiore sicurezza, integrazione con i sistemi di difesa missilistica e cibernetica, e comunicazione strategica più efficace. L’obiettivo rimane quello dichiarato: “un mondo più sicuro per tutti e, in prospettiva, senza armi nucleari”.

Nonostante il rafforzamento della postura militare, la NATO riafferma costantemente il proprio impegno verso il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione. Le disposizioni di condivisione nucleare furono infatti codificate già negli anni Sessanta, durante i negoziati del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), e hanno continuato a coesistere con gli impegni internazionali dell’Alleanza.
Oggi, l’approccio della NATO si basa su un equilibrio complesso: garantire una deterrenza credibile e sicura per prevenire la guerra, senza rinunciare all’obiettivo politico di un futuro disarmo controllato e verificabile.
L’Alleanza riconosce che la deterrenza nucleare, pur mantenendo un ruolo essenziale, deve essere accompagnata da strumenti diplomatici, convenzionali e tecnologici capaci di ridurre il rischio strategico e prevenire l’escalation.
Nel 75° anniversario della sua fondazione, la NATO si trova di fronte a sfide globali inedite: competizione tra grandi potenze, proliferazione tecnologica, conflitti ibridi e minacce multidominio. In questo scenario, la deterrenza nucleare rimane la garanzia ultima della libertà e della sicurezza collettiva.
La sua forza, tuttavia, non risiede solo nelle testate o nei missili, ma nella solidarietà politica e militare tra gli Alleati, nella capacità di comunicare unità e determinazione, e nella consapevolezza che la pace si preserva meglio attraverso la preparazione e la responsabilità condivisa.
Come affermato nel Strategic Concept del 2022, “la NATO prenderà tutte le misure necessarie per assicurare la credibilità, l’efficacia, la sicurezza e la protezione della missione di deterrenza nucleare”. Una missione che, oggi più che mai, rimane al cuore della sicurezza euro-atlantica.

Approfondimento: La deterrenza nucleare nella strategia della NATO
Fonte: https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_50068.htm
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