Ci risiamo. Dopo il caso dell’Università per Stranieri di Siena, che rinunciò a collaborare con la Marina Militare per timori tanto infondati quanto ideologici, un altro ateneo italiano compie un passo indietro nei confronti delle Forze Armate. Questa volta è l’Alma Mater Studiorum di Bologna a dire “no” alla proposta dell’Esercito Italiano di avviare un corso di laurea in Filosofia dedicato ai giovani ufficiali.
Un progetto innovativo, voluto dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Copo d’Armata Carmine Masiello, con un obiettivo chiaro: formare una nuova generazione di ufficiali capaci di pensiero critico, visione multidisciplinare e profondità intellettuale. Non una richiesta di privilegi, non un’invadenza istituzionale: solo l’idea che cultura e difesa possano dialogare per il bene del Paese.
Secondo quanto riporta il Resto del Carlino, le parole del Generale Masiello, pronunciate agli Stati Generali della Ripartenza a Bologna, non lasciano spazio a interpretazioni:
Ho chiesto all’Università di Bologna di avviare un corso di laurea per 10-15 dei miei ufficiali.
Non hanno voluto per timore di militarizzare la facoltà.
Un’istituzione come l’Esercito non è stata ammessa all’università. Io sono deluso.
È difficile non condividere il suo rammarico.
Nel 2025 l’Italia dovrebbe aver superato da tempo l’idea che la presenza di militari, professionisti della sicurezza, della gestione delle crisi, del diritto internazionale, della cooperazione civile-militare, rappresenti una minaccia per l’autonomia accademica. Eppure, questo pregiudizio resiste.
Masiello ha aggiunto un punto cruciale:
È sintomatico dei tempi in cui viviamo, e di quanta strada c’è da fare affinché l’opinione pubblica capisca la funzione delle Forze Armate nel mondo attuale.
Come dargli torto?
Chi rischia la vita per il Paese è ancora guardato con sospetto da chi, per missione universitaria, dovrebbe combattere proprio i pregiudizi.
Il rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, ha chiarito che il diniego non è arrivato dal Senato Accademico, ma da un singolo Dipartimento che “ha preferito astenersi dal deliberare”.
Una formula che, se possibile, rende la vicenda ancora più incomprensibile:
– nessun divieto formale
– nessuna valutazione di merito
– nessun confronto aperto
Semplicemente non si decide, per non assumersi la responsabilità di dire sì.
Il rettore assicura di essere aperto al dialogo; un’apertura che, però, arriva dopo un rifiuto che ha già prodotto un danno: quello di un segnale culturale sbagliato.
La Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha commentato senza mezzi termini:
Un dipartimento che teme la ‘militarizzazione’ rischia di compromettere la funzione stessa del sapere. Non esiste libertà senza sicurezza, e non può esserci sicurezza senza una Difesa preparata e capace di leggere la complessità del nostro tempo. Una società che diffida dei propri servitori in uniforme dovrebbe interrogarsi sulle proprie fragilità, non sul ruolo delle Forze Armate
È un’affermazione importante, perché ripristina una verità elementare:
Le Forze Armate, aggiungiamo noi, non sono un corpo estraneo allo Stato. Sono parte dello Stato. E servono alla collettività. Se un’università teme i militari, allora il problema non è l’Esercito: il problema è culturale.
Azione Universitaria Bologna ha presentato un’interrogazione al Senato Accademico contro il mancato avvio del corso di Filosofia per i giovani ufficiali dell’Esercito, definendo la decisione “gravissima” e dettata da “pregiudizio antimilitarista” e dalla pressione di gruppi radicali come i Centri sociali violenti, che tengono sotto scacco il Dipartimento.
Il movimento richiama l’articolo 52 della Costituzione, che sancisce il carattere democratico delle Forze Armate, e accusa questi gruppi di atteggiamenti “antidemocratici e totalitari”, chiedendo chiarimenti ufficiali sull’intera vicenda.
Un corso di Filosofia per ufficiali non avrebbe militarizzato nulla: avrebbe invece contribuito a:
Invece, a prevalere è stata la paura. Una paura che offende chi indossa la divisa con disciplina e onore, e che priva gli studenti (civili e militari) di una preziosa occasione di crescita.
Non possiamo non ricordare quanto già accaduto qualche mese fa, quando l’Università per Stranieri di Siena annullò i tirocini con la Marina Militare temendo, anche lì, una fantomatica “militarizzazione”.
Uno schema che si ripete: le Forze Armate cercano dialogo → il mondo universitario risponde con diffidenza.
L’Esercito Italiano, oggi più che mai, è una struttura moderna, professionale, impegnata nelle missioni internazionali, nelle emergenze civili, nella difesa degli interessi nazionali. Investire nella formazione dei suoi giovani ufficiali significa investire nel futuro del Paese.
Negare loro un percorso culturale come la Filosofia non è solo un rifiuto istituzionale. È un messaggio sbagliato per i giovani, per la società e per tutti coloro che credono che la conoscenza non debba mai temere la realtà, ma comprenderla.
L’università di Bologna ha perso un’occasione. L’Esercito no: perché continuerà a cercare, e trovare, luoghi dove cultura, pensiero critico e servizio alla Nazione possono crescere insieme.

Ci risiamo: l’Università di Bologna rifiuta il corso di Filosofia per i giovani Ufficiali in nome dei pregiudizi
Fonte: https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/militari-studenti-filosofia-unibo-rifiuta-dxxvxl13
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Gian Pietro Melia
Resto allibito, per non dire di peggio. La filosofia, come ogni altra scienza, rende liberi non “militarizza” nessuno. Il rifiuto di UNIBO è privo di motivazione! Incredibile!