CFI e addestramento 2025: perché servono fondi certi per chi si addestra di più

CONDORALEXCONDORALEXBlog1 settimana fa164 Visualizzazioni

La recente iniziativa di USMIA – Unione sindacale militare interforze associati – che il 21 novembre 2025 ha scritto allo Stato Maggiore Difesa sul tema del compenso forfettario di impiego (CFI), riporta al centro una questione decisiva: se si aumenta in modo robusto e strutturale l’addestramento, soprattutto in chiave warfighting, è necessario aumentare in modo coerente anche le risorse economiche per il personale che ne sostiene il peso concreto.

Da una posizione terza rispetto a USMIA e SMD, la richiesta di una copertura certa del CFI per il 2025 appare non solo legittima, ma pienamente coerente con gli obiettivi dichiarati di prontezza, credibilità e deterrenza. Il contesto internazionale richiede esercitazioni più frequenti, realistiche e impegnative: non parliamo più di attività episodiche, ma di cicli addestrativi condotti spesso con freddo, pioggia, di notte, per lunghi periodi e con limitate pause di recupero psicofisico.

In queste condizioni, la scelta di intensificare l’addestramento è condivisibile e necessaria, ma comporta un carico operativo e umano che non può essere ignorato nella programmazione finanziaria. Aumentare la richiesta di impegno senza adeguare gli strumenti di compensazione significherebbe scaricare il costo dell’ambizione strategica esclusivamente sui militari impiegati.

CFI e addestramento 2025: perché servono fondi certi per chi si addestra di più
CFI e addestramento 2025: perché servono fondi certi per chi si addestra di più

Il CFI come strumento di equità e fattore di deterrenza

In questo quadro il CFI non è una semplice “voce di spesa”, ma uno strumento di equità e riconoscimento. Serve a dare un riscontro concreto all’onere aggiuntivo richiesto ai militari impegnati nelle attività più gravose, a valorizzare chi accetta turni prolungati, condizioni meteo avverse e impiego notturno, e a mantenere alto il morale di reparti sottoposti a ritmi addestrativi intensi.

Chiedere sistematicamente di più a chi è sul terreno, senza un adeguato riconoscimento economico, rischia di generare frustrazione, perdita di motivazione e, nel tempo, difficoltà nel trattenere le professionalità più qualificate. La percezione di giustizia e coerenza tra ciò che viene chiesto e ciò che viene riconosciuto è un elemento chiave per la tenuta del personale, soprattutto in un’organizzazione che si fonda sulla disciplina e sul senso di appartenenza.

Anche sul piano strategico, il legame tra addestramento intenso e CFI è evidente. La deterrenza non dipende solo dai sistemi d’arma e dalle piattaforme, ma dalla qualità, dalla preparazione e dalla motivazione delle persone che li impiegano. Un personale addestrato, abituato a operare in condizioni complesse, consapevole di essere sostenuto anche sul piano economico, diventa un moltiplicatore di credibilità verso l’esterno e un fattore di stabilità interna. Trascurare questo aspetto vorrebbe dire indebolire, nel medio periodo, proprio quell’effetto di deterrenza che l’aumento delle attività addestrative mira a rafforzare.

CFI e addestramento 2025: perché servono fondi certi per chi si addestra di più
CFI e addestramento 2025: perché servono fondi certi per chi si addestra di più

Il ruolo di SMD e la coerenza dell’investimento

Per SMD, la nota di USMIA rappresenta l’occasione per dare un segnale chiaro di attenzione al fattore umano. Da una prospettiva terza, la scelta più coerente con gli obiettivi dichiarati appare quella di inserire nei documenti di programmazione per il 2025 una copertura del CFI che sia certa, stabile e proporzionata al livello di attività previsto, evitando soluzioni emergenziali o frammentarie.

La disponibilità al dialogo offerta da USMIA – con dati, esperienze e proposte raccolte direttamente dal “terreno” – può aiutare a calibrare meglio risorse e criteri applicativi, individuando eventuali squilibri tra reparti, aree e tipologie di impiego. Un confronto strutturato tra vertici, comandi e rappresentanze del personale consentirebbe di rendere più trasparente e condivisa l’applicazione del CFI, riducendo incomprensioni e percezioni di disparità.

In definitiva, sostenere la richiesta di una copertura economica adeguata del CFI per il 2025 significa rendere coerenti le ambizioni operative con la tutela del personale. Se davvero il personale è il centro dello strumento militare, riconoscere chi si addestra di più e in condizioni più dure non è un favore, ma un investimento diretto nella sicurezza, nella deterrenza e nella credibilità complessiva del Paese.

CFI e addestramento 2025: perché servono fondi certi per chi si addestra di più

Fonte: https://www.usmia.it/urgenza-di-una-copertura-economica-certa-per-le-attivita-di-impiego-addestrativo/

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Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor. Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET e DIFESANEWS.COM. Blogger e informatico di professione

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