L’Unione europea sta creando un vero Shengen militare, un corridoio militare, per permettere a truppe e mezzi alleati di spostarsi rapidamente da ovest a est in caso di crisi, soprattutto verso il fianco orientale NATO.
Otto Stati membri – Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Slovacchia e Lituania – hanno firmato una lettera d’intenti per creare la Central North European Military Mobility Region.
Questa regione di mobilità militare si basa sul corridoio già esistente tra Paesi Bassi, Germania e Polonia e viene estesa:
L’obiettivo è disporre di un corridoio continuo per il rapido transito di truppe e equipaggiamenti tra Mare del Nord, Europa centrale e Baltico, attraverso regole comuni su:

Parallelamente, la Commissione europea presenta un Military Mobility Package che completa il quadro politico e normativo del nuovo corridoio.
Il punto centrale è la riduzione dei tempi di autorizzazione per il transito militare:
Per rendere operativo lo “Schengen militare”, il pacchetto prevede:
Questo gruppo dovrà dare priorità a circa 500 progetti infrastrutturali (strade, ferrovie, porti, aeroporti, ponti, gallerie) necessari ad adeguare la rete europea alle esigenze di convogli pesanti.
Il fabbisogno stimato è di circa 100 miliardi di euro. Finora l’Ue ha stanziato solo una quota limitata, ma Bruxelles punta a combinare:

La Lituania è al centro del nuovo sistema. Confina con la Bielorussia e con l’enclave russa di Kaliningrad e rappresenta un punto chiave per la difesa del corridoio di Suwałki, il tratto di territorio tra Polonia e Lituania considerato tra i più vulnerabili della NATO.
Vilnius sta già adeguando le proprie infrastrutture:
La Lituania propone inoltre una Tri-Baltic Military Mobility Zone tra i Paesi baltici, per collegare verso nord la nuova regione di mobilità centro-nord europea in un’unica area continua di rapido movimento militare.
Restano però tre grandi sfide per tutta l’Europa:
Lo “Schengen militare” e la nuova regione di mobilità nascono proprio per rispondere a queste criticità, con un obiettivo politico chiaro: rendere credibile la capacità dell’Ue e della NATO di rinforzare il fianco orientale non in mesi, ma in giorni.

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