Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha rinnovato la missione Unifil soltanto fino al 2026, con l’avvio di un ritiro “ordinato e sicuro” previsto per l’anno successivo. Una decisione che riflette l’equilibrio precario tra le pressioni di Stati Uniti e Israele, favorevoli a uno smantellamento, e la posizione di Francia e di altri Paesi europei, determinati a garantire stabilità al Libano meridionale.
In questo scenario, l’Italia – da sempre protagonista nella missione – sta già tracciando la rotta del dopo-Unifil. Il ministro della Difesa Guido Crosetto lo ha affermato con chiarezza: «Difenderemo il più possibile la nostra presenza all’interno del mandato Onu. Se l’Onu deciderà di ritirarla, proporrò al Parlamento un ampliamento della missione bilaterale, perché non si abbandona un popolo».

Al fianco di Unifil, infatti, Roma ha già da tempo avviato la missione bilaterale Mibil, dedicata all’addestramento delle Forze di Sicurezza libanesi. Nata per rafforzare le capacità operative dell’esercito e delle forze di polizia di Beirut, Mibil opera con programmi di formazione concordati con le autorità locali.
La missione non ha una scadenza prefissata e può estendere la propria attività anche all’assistenza in casi di emergenze umanitarie o ambientali, se richiesto dalle istituzioni libanesi. Con una consistenza massima di 160 unità italiane, Mibil rappresenta un tassello strategico dell’International Support Group for Lebanon, creato nel 2013 per sostenere il Paese stretto nella morsa della crisi siriana e dei flussi di rifugiati.

Il ministro Crosetto ha sottolineato come l’Italia sia pronta a sostenere il Libano anche senza l’ombrello dell’ONU, in virtù di una cooperazione bilaterale che poggia su accordi di difesa e su una consolidata tradizione di vicinanza.
Il messaggio è chiaro: l’Italia non intende rinunciare al suo ruolo in Medio Oriente, considerato cruciale per la stabilità del Mediterraneo allargato. Nel contesto di tensioni crescenti tra Israele e Iran e di un fragile equilibrio interno libanese, la capacità di addestramento e supporto garantita dalle Forze Armate italiane diventa uno strumento di diplomazia concreta e di sicurezza condivisa.
Mibil, dunque, si configura sempre più come l’eredità naturale di Unifil e come il segno tangibile della volontà italiana di prendersi responsabilità dirette, anche quando il consenso multilaterale si indebolisce.

Unifil si ritira, Mibil avanza: la scommessa italiana in Medio Oriente






