Non è una scena abituale per la prima potenza militare mondiale: soldati americani e le loro famiglie in coda per ricevere pacchi alimentari. Eppure, è quanto accade in queste settimane negli Stati Uniti, dove il blocco federale — il cosiddetto shutdown — ha congelato gli stipendi di centinaia di migliaia di dipendenti pubblici, compresi i membri delle Forze Armate.
Lo shutdown, scattato il 1° ottobre, è frutto del mancato accordo al Congresso sul bilancio federale. Pur rientrando tra i servizi essenziali, le Forze Armate non sono immuni dagli effetti del blocco: le attività continuano, ma gli stipendi vengono sospesi fino al termine dell’emergenza amministrativa.
La situazione, che ricorda quella del 2018-2019 — il più lungo shutdown della storia americana, durato 35 giorni — sta già avendo ripercussioni concrete. Secondo Military.com, in alcune aree degli Stati Uniti il traffico presso i food pantry, i banchi alimentari dedicati alle famiglie dei militari, è aumentato di oltre il 30%.
L’organizzazione Armed Services YMCA (ASYMCA), che assiste ogni anno circa mezzo milione di famiglie militari, ha segnalato un incremento significativo della domanda, soprattutto tra i gradi di paga più bassi (E-1 – E-6). A Killeen, in Texas, dove sorge una delle principali basi dell’U.S. Army, la richiesta di aiuto alimentare è cresciuta del 34% nei primi giorni del blocco.
Molti militari e coniugi hanno raccontato alle emittenti statunitensi di vivere “stipendio per stipendio”. A Norfolk, in Virginia — sede della più grande base navale del mondo — una veterana intervistata dalla CNN ha spiegato che “lo stipendio del marito è appena sufficiente a coprire le spese mensili” e che “il mancato pagamento di ottobre sarebbe stato devastante”.
Anche la Food Bank of Southeast Virginia ha confermato di prepararsi a un nuovo picco di richieste, ricordando come durante l’ultimo shutdown le file si allungarono per settimane, coinvolgendo anche famiglie che per la prima volta si rivolgevano alla solidarietà civile.

Di fronte alla prospettiva di oltre 1,3 milioni di militari senza paga, il presidente Donald Trump ha ordinato al Dipartimento della Difesa di utilizzare “tutti i fondi disponibili” per assicurare il pagamento regolare degli stipendi entro il 15 ottobre.
Il Pentagono, guidato da Pete Hegseth, ha quindi reperito circa 8 miliardi di dollari attingendo a risorse destinate originariamente a progetti di ricerca e sviluppo. Una decisione che, pur garantendo sollievo immediato alle famiglie dei militari, ha sollevato dubbi sulle ricadute future in termini di innovazione tecnologica e modernizzazione delle forze armate.
Trump ha motivato la scelta dichiarando di “non voler permettere ai democratici di tenere in ostaggio le forze armate con il loro blocco politico”. Il vicepresidente J.D. Vance ha però ammesso che, se lo shutdown dovesse protrarsi, “il caos sarà inevitabile”.
La vicenda sta suscitando un ampio dibattito negli Stati Uniti: non solo per l’immagine di soldati in coda per un pacco alimentare, ma per le contraddizioni che emergono nel sistema di bilancio federale. In un Paese che destina oltre 800 miliardi di dollari l’anno alla difesa, il blocco politico al Congresso si traduce in disagi per i militari e le loro famiglie, con un impatto umano che va oltre la contabilità.
L’episodio mostra come anche le forze armate più potenti del pianeta possano essere vulnerabili ai meccanismi della politica interna. E mentre il Pentagono si adopera per garantire la continuità dei pagamenti, resta il monito di fondo: la sicurezza nazionale non si misura solo con il numero di portaerei o caccia stealth, ma anche con la serenità economica dei propri soldati e delle loro famiglie.

Shutdown: Soldati senza paga - Trump ordina al Pentagono di trovare i fondi
Fonte: https://time.com/7325261/military-pay-trump-shutdown-food-pantry/
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