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L’esibizione ha avuto un chiaro duplice obiettivo: da una parte, riaffermare il patriottismo interno e l’orgoglio nazionale; dall’altra, inviare un messaggio a Washington e agli alleati occidentali: la Cina è pronta ad imporsi come superpotenza globale.

Per la prima volta, la Cina ha esibito pubblicamente una triade nucleare completa, ovvero la capacità di lanciare armi nucleari da terra, mare e aria.
Il DF-5C, versione avanzata del leggendario ICBM, è stato presentato con la possibilità di trasportare fino a 12 testate indipendenti (MIRV) e una gittata di circa 20.000 km, rendendolo capace di colpire praticamente qualsiasi obiettivo sul pianeta. A fianco è apparso il nuovo DF-61, missile a lungo raggio su piattaforma mobile, concepito per aumentare la flessibilità strategica di Pechino.
Sul fronte marittimo, il JL-3, missile balistico lanciabile da sottomarino, rafforza la componente marina della triade nucleare cinese, garantendo capacità di secondo attacco e dunque un deterrente molto più solido. Con questa presentazione, la Cina dimostra di essere in grado di eguagliare Stati Uniti e Russia nella dottrina della distruzione reciproca assicurata.

Grande attenzione è stata rivolta al nuovo DF-26D, evoluzione del missile conosciuto come “Guam Killer”. Si tratta di un IRBM multiruolo, con raggio superiore ai 5.000 km, in grado di colpire sia obiettivi terrestri che navali in movimento. La nuova variante sembra integrare radar avanzati e contromisure elettroniche per eludere i sistemi di difesa come THAAD e Patriot, aumentando notevolmente la sua pericolosità.
Accanto a questo, hanno sfilato i nuovi missili ipersonici antinave YJ-21, progettati per viaggiare a velocità Mach elevate e per penetrare le difese delle portaerei nemiche. Con questi vettori, Pechino rafforza la propria strategia Anti-Access/Area Denial (A2/AD), trasformando le proprie coste e le aree contese del Pacifico in zone estremamente difficili da controllare per qualsiasi forza avversaria.

Un’altra rivelazione della parata è stato il sistema HQ-29, piattaforma mobile di difesa aerea e antimissile a lungo raggio. Oltre alla capacità di neutralizzare missili balistici nella fase intermedia di volo, il sistema potrebbe avere applicazioni anti-satellite (ASAT), un settore cruciale nella guerra moderna. Ogni veicolo lanciatore trasporta due missili ed è stato definito l’equivalente cinese dei sistemi THAAD o SM-3.
L’HQ-29 si inserisce così in un’architettura di difesa più ampia, che include anche l’HQ-16C, l’HQ-19 e l’HQ-20, permettendo a Pechino di costruire una difesa stratificata multistrato capace di contrastare minacce aeree, balistiche e spaziali.
La Cina ha dimostrato di voler primeggiare anche nel campo delle armi ipersoniche. I missili come il Dongfeng-61 e il già citato YJ-21 si aggiungono al portafoglio di armamenti progettati per volare a velocità superiori a Mach 5, riducendo drasticamente i tempi di reazione delle difese nemiche.
Sono stati mostrati anche droni subacquei torpediformi e veicoli autonomi destinati a missioni di pattugliamento, ricognizione o attacco contro unità navali. Questi sistemi testimoniano l’evoluzione della Cina verso una guerra robotica e autonoma, in linea con i nuovi standard tecnologici globali.

Uno dei momenti più sorprendenti della parata è stata l’esibizione del sistema laser LY-1, montato su veicoli ruotati. Queste armi a energia diretta sono pensate per abbattere droni, razzi e proiettili a corto raggio, fornendo una difesa “a basso costo per colpo” in scenari di saturazione.
Il laser LY-1 non è solo un esperimento, ma un chiaro segnale che la Cina intende colmare il gap con Stati Uniti e Israele nel campo delle armi a energia diretta. Integrato con radar e sistemi elettronici avanzati, può diventare una componente chiave nella protezione di infrastrutture critiche e convogli militari.

La parata ha riservato un momento di forte impatto quando i cieli di Pechino sono stati attraversati da una formazione con i caccia più moderni dell’industria aeronautica cinese. In due precise formazioni a “V” hanno sfilato i J-16D, versione da guerra elettronica del celebre caccia multiruolo; i J-20, velivoli stealth di quinta generazione ormai colonna portante della forza aerea di Pechino; i più recenti J-35A, pensati anche per operare da portaerei di nuova generazione; e la variante biposto J-20S, che amplia le capacità operative e di addestramento.
La presenza simultanea di questi modelli ha messo in risalto l’evoluzione dell’aviazione cinese, che punta su piattaforme d’avanguardia per garantire furtività, superiorità tecnologica e flessibilità operativa.

Non è mancata la presentazione di unità dedicate alla guerra elettronica, al cyberspazio e allo spazio extra-atmosferico. La Cina sta investendo massicciamente in capacità in grado di disturbare comunicazioni, interferire con sistemi satellitari e lanciare offensive digitali contro le infrastrutture nemiche.
La presenza di reparti specializzati in questi ambiti conferma che Pechino considera ormai il cyber e lo spazio non come settori collaterali, ma come veri e propri domini bellici, al pari di terra, mare e aria.

La parata di Pechino non è stata soltanto una celebrazione storica. È stata, a tutti gli effetti, una dimostrazione di forza globale. La Cina ha mostrato di possedere un arsenale capace di minacciare portaerei, basi statunitensi e persino satelliti nello spazio. Ha fatto vedere al mondo i progressi in ambito ipersonico, nucleare, robotico e cibernetico, indicando chiaramente la sua volontà di collocarsi come rivale diretto degli Stati Uniti.
La presenza di leader come Putin e Kim Jong Un ha rafforzato il messaggio politico: Pechino non è sola e punta a guidare un asse alternativo alle potenze occidentali. Tuttavia, non tutti i sistemi mostrati potrebbero essere già operativi: alcuni potrebbero trovarsi ancora in fase di sviluppo. Ma, come avviene spesso nelle grandi parate, ciò che conta non è solo l’effettiva capacità, quanto la percezione di potenza che si trasmette a livello internazionale.

Con questa parata, la Cina ha mandato un segnale inequivocabile: la sua ascesa militare non è più soltanto teorica, ma visibile, tangibile e proiettata verso il futuro. Dal DF-26D “Guam Killer” ai nuovi sistemi anti-satellite, passando per laser e droni autonomi, l’Esercito Popolare di Liberazione ha dimostrato di possedere strumenti capaci di sfidare il predominio militare statunitense e ridefinire gli equilibri di potere globali.
L’era in cui la Cina poteva essere considerata una potenza regionale è definitivamente tramontata. Oggi Pechino si propone come attore globale, in grado di competere in tutti i domini della guerra moderna: terra, mare, aria, spazio e cyberspazio.
Parallelamente, il riarmo europeo, sostenuto da investimenti senza precedenti, e l’azione determinata dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti confermano che l’Occidente è pronto alla sfida, rafforzando le proprie capacità difensive e consolidando un equilibrio strategico che rimane solido, credibile e all’altezza di ogni avversario.
Fonti:
https://www.globaltimes.cn/page/202509/1342504.shtml
https://www.chinadaily.com.cn/a/202509/03/WS68b7f549a3108622abc9eaaf.html

Parata di forza a Pechino: la Cina svela un nuovo arsenale che sfida il mondo - Copyright NEWS.CN






