Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno avviato la prima fase dell’operazione terrestre su Gaza City, affermando di controllare già la periferia dell’area urbana. Il portavoce militare Brig. Gen. Effie Defrin ha confermato l’inizio delle operazioni, mentre 60.000 riservisti sono stati richiamati in servizio. In parallelo, il governo israeliano ha dato l’ok finale al controverso progetto di insediamento nell’area E-1 a est di Gerusalemme, un corridoio che, secondo le Nazioni Unite, taglierebbe in due la Cisgiordania compromettendo di fatto la contiguità territoriale di un futuro Stato palestinese.
Secondo il portavoce IDF Effie Defrin, le truppe israeliane hanno avviato manovre preliminari e d’accerchiamento lungo i quartieri esterni della città. La mossa si inserisce in un piano più ampio per degradare le capacità di Hamas e consolidare il controllo dell’area. Le autorità militari hanno inoltre emanato nuovi ordini di evacuazione per i civili nelle zone più esposte.
Il richiamo di 60.000 riservisti — il più massiccio degli ultimi mesi — dovrebbe sostenere l’allargamento dell’operazione via terra; fonti militari parlano anche di misure umanitarie aggiuntive per gestire gli spostamenti della popolazione.
Reazioni: Hamas definisce l’escalation un segnale di “palese disprezzo” per gli sforzi di mediazione internazionale; in Israele prosegue il dibattito interno, con familiari degli ostaggi e riservisti che chiedono un percorso credibile per la fine dei combattimenti e un accordo sugli ostaggi.
Il governo ha concesso l’approvazione definitiva al piano di insediamento E-1 (circa 3.400 unità abitative) tra Gerusalemme Est e Ma’ale Adumim. Per i critici, l’espansione creerebbe un cuneo territoriale capace di separare nord e sud della Cisgiordania e isolare Gerusalemme Est dal resto dei territori palestinesi, rendendo impraticabile la soluzione a due Stati.
Il Segretario generale ONU António Guterres ha chiesto a Israele di fermare il progetto, ricordando che gli insediamenti nei territori occupati violano il diritto internazionale e definendo l’avanzamento di E-1 una “minaccia esistenziale” alla soluzione a due Stati. Condanne sono arrivate anche da governi europei e regionali.
Sul fronte diplomatico, il nuovo ambasciatore USA in Israele, Mike Huckabee, ha attribuito lo stallo dei colloqui per il cessate il fuoco anche alle recenti mosse europee di riconoscimento della Palestina, giudicate controproducenti. Le sue dichiarazioni hanno evidenziato le divergenze fra partner occidentali su tempi e modalità di un percorso politico.
L’avvio della fase terrestre su Gaza City e l’approvazione definitiva del piano E-1 aprono due fronti intrecciati: militare (intensificazione delle operazioni) e politico-diplomatico (allontanamento di una soluzione negoziale condivisa). Tra il richiamo massiccio dei riservisti, la pressione umanitaria nella Striscia e le frizioni con ONU e partner occidentali, i prossimi passi definiranno non solo l’esito dell’offensiva, ma anche l’orizzonte della sicurezza regionale e la praticabilità della soluzione a due Stati. Senza un percorso credibile su ostaggi, tregua e governance futura, il rischio è una crisi più profonda e duratura.
Fonti:
https://www.ilsole24ore.com/art/idf-annuncia-iniziata-prima-fase-dell-occupazione-gaza-city-AHqKAEGC
https://tg24.sky.it/mondo/2025/08/21/guerra-israele-palestina-gaza-21-agosto-diretta

Offensiva su Gaza e Cisgiordania: due mosse che ridisegnano il dossier israelo-palestinese






