La guerra in Ucraina ha catalizzato l’attenzione del mondo sul ruolo dei droni, trasformando la percezione pubblica di questi velivoli da “robot assassini” a strumenti cruciali per il combattimento convenzionale. Come dimostrano gli eventi della notte di Capodanno 2022, quando i quadricotteri ucraini hanno bombardato le posizioni russe a Bakhmut e le munizioni a ricerca russe hanno colpito le infrastrutture di Kyiv, i droni non sono più una novità, ma una componente consolidata della guerra moderna.
La guerra in Ucraina ha evidenziato l’importanza della diversità dei droni, mostrando come diversi tipi di sistemi si adattino a differenti scenari di conflitto. La NATO classifica i droni in tre categorie principali in base al loro peso:
Mentre i grandi droni di Classe III sono efficaci negli spazi aerei non contesi, i droni più piccoli di Classe I e le munizioni a ricerca (loitering munitions) si sono dimostrati fondamentali nel contesto dinamico e conteso dell’Ucraina.

I droni leggeri, come i DJI Mavic, sono facili da ottenere e da usare, spesso finanziati tramite campagne di crowdfunding. Nonostante le loro limitazioni (autonomia e portata ridotte, vulnerabilità alle contromisure elettroniche), hanno un impatto significativo:
Tuttavia, queste funzioni non sono del tutto nuove; già negli anni ’60, i droni svolgevano compiti simili, sebbene su scala e portata inferiori. Questo sottolinea come i droni attuali rappresentino un’evoluzione, più che una rivoluzione, delle tattiche di guerra.

All’inizio del conflitto, il drone turco Bayraktar TB2 è diventato un’icona della resistenza ucraina. Nonostante il suo successo iniziale (come nell’affondamento dell’incrociatore russo Moskva), la sua efficacia è stata limitata dalla mancanza di superiorità aerea. Grandi e costosi (circa 2 milioni di dollari), questi droni sono facilmente abbattibili dalle moderne difese aeree, rendendoli inadatti per operazioni offensive su larga scala in un cielo conteso. Anche la Russia ha faticato a schierare i propri droni pesanti come l’Orion, a causa delle sanzioni internazionali e dei limiti della sua base industriale.
Le munizioni a ricerca, o droni kamikaze, sono l’anello di congiunzione tra un drone e un missile. Sono velivoli monouso che si autodistruggono al momento dell’impatto. Sebbene la loro efficacia militare sia limitata dalla necessità di intelligence per individuare i bersagli, il loro basso costo e l’uso in massa le rendono un’arma di attrito. I droni iraniani Shahed-136, forniti alla Russia, costano solo 20.000 dollari, contro 1 milione di dollari per un missile da crociera. Sebbene l’Ucraina sia riuscita a intercettarne l’80%, il restante 20% ha distrutto un terzo della rete elettrica del paese in una settimana. Questo dimostra come l’obiettivo non sia sempre la massima efficienza militare, ma la guerra psicologica e l’esaurimento delle risorse nemiche.

La guerra in Ucraina ha accelerato tre tendenze interconnesse nel mondo dei droni:
In conclusione, sebbene i droni da soli non siano una capacità decisiva per vincere una guerra, il loro uso in Ucraina ha segnato una svolta. Essi non solo stanno cambiando il ritmo del combattimento e la percezione pubblica, ma stanno anche spingendo il mondo a riconsiderare le proprie strategie di difesa e di controllo delle armi.

L'ascesa dei droni: una svolta evolutiva nella guerra in Ucraina - DEFENSANEWS.COM - Noticias defensa y seguridad






