Italia, Giappone e Corea del Sud – tre alleati degli Stati Uniti, tre Paesi con storie e sensibilità diverse sul tema nucleare – stanno convergendo su un punto comune: valutare o avviare la propulsione nucleare navale per navi maggiori e sottomarini.
Non si parla (per ora) di armi atomiche, ma di reattori nucleari come fonte di energia per unità militari, con effetti enormi su autonomia, deterrenza, proiezione di potenza e peso geopolitico. Dal Mediterraneo allargato all’Indo-Pacifico, queste scelte stanno trasformando marine tradizionalmente “difensive” in attori capaci di operare a lungo raggio.
In Italia la svolta è per ora di studio, ma strutturata.
La Direzione degli armamenti navali ha affidato a Fincantieri un incarico di due anni per valutare l’impiego della propulsione nucleare su:
Lo studio dovrà definire:
Si innesta su un’esperienza pregressa: il CISAM di Pisa e il progetto “Minerva”, sui mini-reattori navali, che coinvolge Fincantieri, Cetena, Ansaldo Nucleare, RINA e Università di Genova.
Lo studio (3 milioni di euro) dovrebbe dare entro il 2028 una cornice teorica di fattibilità; eventuali unità operative non si vedrebbero prima del 2040. Ufficialmente non vincola la Difesa, ma di fatto apre la strada a una possibile dottrina nucleare navale italiana, con ricadute anche sul settore civile e il ruolo dell’Italia in NATO e nel Mediterraneo.
In Corea del Sud, il processo è più avanzato sul piano politico.
Dopo il sostegno del presidente Donald Trump, anche la US Navy ha dato pieno endorsement all’acquisizione di sottomarini a propulsione nucleare da parte di Seul, pensando agli SSN come a uno strumento:
Il presidente Lee Jae Myung ha parlato di una prima intesa informale con Washington su:
Restano aperte questioni cruciali (cantieri, modello dei sottomarini, eventuali unità per gli USA, tempi lunghi di costruzione), mentre il programma nordcoreano di sottomarini e missili nucleari alimenta l’urgenza percepita da Seul.

In Giappone, la svolta è soprattutto dottrinaria e simbolica.
Il nuovo ministro della Difesa Shinjiro Koizumi ha chiesto di discutere apertamente l’ipotesi di sottomarini nucleari, in un Paese:
Il deterioramento dell’ambiente strategico – arsenale atomico e missilistico della Corea del Nord, crescita della flotta nucleare cinese – ha spinto Tokyo a riconsiderare il tabù sulla propulsione navale atomica. Un documento della Difesa già accennava all’avvio di studi di fattibilità. Nessuna decisione definitiva, ma il solo fatto che il tema sia uscito allo scoperto rappresenta un passo epocale.
Le mosse di Italia, Giappone e Corea del Sud hanno un minimo comune denominatore: la volontà di non restare indietro in un contesto dove la profondità degli oceani è sempre più il cuore della competizione tra potenze.
La propulsione nucleare offre:
Per gli Stati Uniti, significa rafforzare un arco di alleati marittimi – dal Mediterraneo all’Indo-Pacifico – con capacità subacquee avanzate.
Per Cina e Corea del Nord, queste evoluzioni appaiono come parte di un processo di contenimento e potrebbero alimentare una nuova corsa regionale agli armamenti, soprattutto sotto la superficie del mare.
Italia, Giappone e Corea del Sud non hanno ancora varato nuovi sottomarini nucleari, ma hanno compiuto il passo decisivo: accettare politicamente e concettualmente l’idea che il nucleare in mare possa essere uno strumento di sicurezza e potenza, non solo un tabù del passato.

Italia, Giappone e Corea del Sud: La nuova corsa ai sottomarini nucleari






