Un attacco di terra a sorpresa da parte di Israele sta scuotendo la Siria. Questa mattina, 11 veicoli militari e oltre 60 soldati delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) sono entrati nella regione di Beit Jinn, a sud-ovest di Damasco. L’operazione, confermata sia dalla televisione di Stato siriana che dal quotidiano israeliano Haaretz, rappresenta una mossa di forza da parte di Tel Aviv.
L’incursione arriva in un momento particolarmente delicato. Solo poche ore prima, il presidente siriano Ahmed al-Sharaa aveva dichiarato che il suo governo era impegnato in “colloqui avanzati” con Israele per un accordo di sicurezza, basato sull’intesa di disimpegno del 1974. Nonostante Sharaa avesse precisato che “non è ancora il momento giusto per un accordo di pace”, aveva anche sottolineato la disponibilità del suo governo a qualsiasi intesa che potesse portare benefici alla Siria e alla regione. L’azione militare israeliana, tuttavia, suggerisce una totale mancanza di fiducia nella leadership siriana e nella fattibilità delle trattative.
L’area di Beit Jinn, dove si sta svolgendo l’attacco, si trova a diverse miglia a est del confine tra Siria e Israele. Questa operazione si inserisce in un quadro di crescente instabilità. La regione di Sueida, ad esempio, sta assistendo alla nascita di una “Guardia Nazionale” formata da oltre 30 fazioni armate locali druse. L’obiettivo è proteggere la comunità da possibili attacchi di tribù beduine filo-governative, dopo gli scontri di luglio che hanno causato quasi 1.700 morti. La formazione, guidata dal “leader spirituale” Hikmat al Hijri, riflette la profonda insicurezza e la frammentazione del controllo sul territorio. La decisione di posticipare le elezioni legislative in zona per “motivi di sicurezza” sottolinea ulteriormente la gravità della situazione.
Nel frattempo, l’inviato statunitense Tom Barrack è arrivato in Israele per incontrare il premier Benjamin Netanyahu e discutere delle trattative con la Siria e della richiesta di limitare gli attacchi israeliani in Libano. Il suo arrivo, avvenuto appena ieri, evidenzia l’alto livello di attenzione internazionale sulla crisi in corso e il tentativo di trovare una soluzione diplomatica, nonostante l’escalation militare.
L’attacco israeliano complica ulteriormente il quadro diplomatico e militare della regione, mettendo in discussione la possibilità di una risoluzione pacifica e consolidando l’idea che la fiducia reciproca tra Israele e Siria sia quasi inesistente.

Israele lancia un attacco di terra in Siria, sbaragliando le trattative di pace






