Il futuro caccia di sesta generazione del programma GCAP (Global Combat Air Programme) — sviluppato congiuntamente da Italia, Regno Unito e Giappone — punta a un requisito ambizioso: la massima interoperabilità nel campo armamenti e nelle operazioni con droni da combattimento collaborativi. L’obiettivo è rendere la piattaforma capace di impiegare un’ampia gamma di sistemi d’arma NATO e statunitensi, oltre a quelli specifici delle tre nazioni partner.
Lo ha spiegato il Group Captain Bill Sanders, responsabile britannico per i requisiti FCAS e GCAP, nel corso dell’International Fighter Conference di Roma. Secondo Sanders, il recente conflitto in Ucraina ha evidenziato che la capacità di attingere a stock e catene logistiche alleate rappresenta un vantaggio decisivo, soprattutto nel caso di conflitti prolungati in cui le scorte nazionali tendono a esaurirsi rapidamente.
“Serve una piattaforma capace di impiegare qualsiasi arma NATO, americana o dei Paesi partner. È una questione di flessibilità operativa e resilienza strategica”, ha spiegato Sanders.
Un altro principio chiave sarà la capacità di adattare il tipo di armamento in base alla fase del conflitto. Le prime missioni richiederanno l’impiego di armamenti avanzati a lungo raggio e alta precisione per neutralizzare le difese avversarie. Ma, una volta indebolite, il caccia dovrà poter passare anche a munizionamento meno sofisticato e più economico.
Questa logica punta a ottimizzare il costo per ingaggio, evitando l’uso prolungato di sistemi molto costosi quando non strettamente necessario.

Accanto alla flessibilità in materia di armamenti, il GCAP dovrà essere in grado di operare con una vasta gamma di droni da combattimento collaborativi (CCA, Collaborative Combat Aircraft), sia nazionali sia alleati. Qui la sfida è ancora più complessa: ogni Paese sta sviluppando propri sistemi “Loyal Wingman”, e integrarli tutti richiede architetture aperte e standard comuni.
“Il GCAP deve essere in grado di lavorare con ciò che trova in teatro operativo. Non è un compito banale”, ha precisato Sanders.
Esperti del settore, come Douglas Barrie dell’IISS, sottolineano che al momento ogni Paese tende a sviluppare propri droni per garantire sovranità tecnologica, ma in futuro potrebbe nascere un ecosistema interoperabile.
La governance industriale del programma è affidata a Edgewing, joint venture paritetica tra BAE Systems, Leonardo e JAIEC annunciata il 13 dicembre 2024 e poi formalmente varata il 20 giugno 2025, quando è stata presentata come design authority del GCAP; in precedenza, il progetto aveva ottenuto il via libera antitrust dell’UE il 2 giugno 2025. La JV — con HQ nel Regno Unito e sedi operative nei tre Paesi — è nata per accelerare integrazione di piattaforma, mission systems e collaborazione con droni CCA.

Il tema dei droni collaborativi è stato centrale alla conferenza: anche la Turchia, fresca dell’accordo per 20 Eurofighter, ha discusso la possibile integrazione di CCA sulle proprie piattaforme. Un processo complesso e costoso, come ricordato dal CEO di Eurofighter Jorge Tamarit-Degenhardt, che ha ribadito come la moltiplicazione delle configurazioni rischi di generare costi elevati per l’industria.
Per il GCAP, invece, la parola d’ordine resta modularità e apertura: architettura software avanzata, intelligenza artificiale di bordo e capacità di operare in “team” con droni e sistemi alleati. Una filosofia che punta a garantire superiorità sul campo e flessibilità operativa nel futuro spazio di battaglia multi-dominio.
Il programma GCAP si conferma non solo un progetto industriale di altissimo livello, ma anche un banco di prova per una nuova dottrina di combattimento aereo, in cui interoperabilità, intelligenza artificiale e armamenti flessibili diventeranno asset fondamentali.
Italia, Regno Unito e Giappone stanno costruendo un caccia che vuole essere più di una piattaforma d’arma: un nodo centrale di un ecosistema di combattimento integrato.

GCAP, flessibilità totale: il nuovo caccia di sesta generazione dovrà impiegare qualsiasi arma NATO e lavorare con droni “Loyal Wingman” di diverse nazioni - Copyright Leonardo S.p.A.






