Il futuro dell’Ucraina passa anche attraverso la bonifica delle sue terre devastate dalla guerra. Una sfida immane: 139 mila chilometri quadrati, pari a metà della superficie italiana, sono oggi ricoperti di mine, bombe a grappolo e ordigni inesplosi. Un’eredità letale che mette a rischio la vita quotidiana di milioni di civili e ostacola la ripresa economica, a partire dal settore agricolo.
L’Italia ha già formalizzato il proprio impegno, come annunciato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, nell’ambito delle garanzie di sicurezza per Kiev. Un progetto che, secondo le stime dell’Onu, richiederà investimenti vicini ai 30 miliardi di dollari e tempi lunghi, ma che si inserisce nel percorso di stabilizzazione e di pace.
A spiegare la portata della missione è il Generale Maurizio Fioravanti, già comandante della Folgore e delle Forze Speciali, noto come “Aquila 1” nei teatri operativi. «Negli ultimi venticinque anni – sottolinea – le capacità dell’Esercito e di tutta la Difesa in questo settore sono state incrementate moltissimo attraverso il confronto con le realtà in cui siamo intervenuti. Già a Nassiriya abbiamo dovuto misurarci con gli IED, gli ordigni nascosti lungo le strade, poi impiegati in Afghanistan. Oggi disponiamo di innovazioni tecnologiche e mezzi telecomandati che riducono i rischi, insieme a una preparazione sempre più elevata del personale».

Fioravanti richiama l’esperienza del Libano, dove ha guidato il contingente italiano: «Dal 2006 è attiva un’operazione di bonifica continua lungo la fascia di confine con Israele, uno scenario molto simile all’Ucraina: mine antiuomo, bombe a grappolo e ordigni di ogni tipo sovrapposti sul territorio».
Il generale avverte anche sul fronte marittimo: «Nel Mar Nero non va sottovalutata la minaccia delle vecchie mine “a riccio” e degli ordigni moderni con sensori sonar o di pressione, capaci di esplodere solo al passaggio di determinate navi».
A operare nei fondali, la Marina italiana dispone dei cacciamine classe Gaeta, in vetroresina e dotati di sonar avanzati. Una tecnologia nazionale così efficace da essere adottata anche dalla U.S. Navy. I mezzi impiegano il mini-sottomarino filoguidato Pluto Gigas, in grado di neutralizzare le mine con una carica esplosiva programmata.

Questi sistemi si integrano perfettamente con gli standard NATO, consentendo agli equipaggi italiani di cooperare con altre flotte europee e atlantiche. Non a caso, da anni gli ufficiali italiani e turchi si alternano al vertice del gruppo NATO di cacciamine, oggi guidato dal pattugliatore Foscari.
Il futuro, intanto, è nei droni: terrestri, subacquei e aerei. Le nuove piattaforme riducono i rischi per i genieri e permettono di affrontare operazioni su larga scala con maggiore rapidità ed efficienza. Anche l’Aeronautica, con i velivoli radar Caew, potrà offrire un contributo prezioso nella sorveglianza dei cieli e nel coordinamento operativo.
Il nodo più delicato resta quello dei boots on the ground. Per bonificare il territorio ucraino è necessario operare direttamente sul campo, e questo comporta la presenza di militari stranieri in aree ancora contese. Una prospettiva che Mosca non è disposta ad accettare facilmente.
«Credo che con questa formula – osserva il generale Fioravanti – il governo Meloni persegua due obiettivi: restare al fianco dei volenterosi come Francia e Germania e allo stesso tempo confermare a Kiev un supporto diretto con la presenza di nostri militari. Non bisogna dimenticare che alla fine è il Quirinale a indicare la strada maestra».
Ad oggi, con l’aiuto di organizzazioni internazionali e ONG, sono stati bonificati circa 35 mila chilometri quadrati di territorio. Ma ne restano oltre 100 mila ancora infestati da mine e ordigni, soprattutto nelle regioni di Kherson, Kharkiv, Sumy e lungo le sponde del Dnipro.
La missione italiana si annuncia lunga, costosa e pericolosa, ma rappresenta anche un contributo concreto alla sicurezza europea. Come sottolinea il generale Fioravanti, «non si tratta solo di aiutare l’Ucraina: è un passo decisivo per garantire stabilità a tutta l’area e per confermare il ruolo dell’Italia come protagonista credibile nelle operazioni di pace e sicurezza internazionale».

Fioravanti su Repubblica: «Mine e bombe inesplose, l’impresa di sanare un’area grande quanto mezza Italia»






