Dagli Arditi alle Forze Speciali moderne, una storia tutta italiana – Parte II: Tra le due guerre e la Seconda Guerra Mondiale

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Dopo aver ripercorso le origini delle forze speciali italiane e il ruolo pionieristico degli Arditi e delle Flottiglie MAS durante la Grande Guerra (1914-1918), è ora il momento di volgere lo sguardo al periodo successivo, segnato da profondi cambiamenti politici, sociali e militari.
Tra le due guerre mondiali, l’Italia visse trasformazioni che avrebbero lasciato un segno indelebile anche nel modo di concepire le unità d’élite. Le esperienze maturate al fronte, il mito degli Arditi, l’eredità delle Flottiglie MAS e le nuove esigenze strategiche aprirono la strada a sperimentazioni e reparti destinati a segnare la storia.

In questa seconda parte, analizzeremo come l’eredità degli Arditi e delle Flottiglie MAS si sia evoluta nel Ventennio e come, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, siano nati reparti speciali capaci di distinguersi in operazioni innovative e spesso decisive, contribuendo a delineare quella tradizione di eccellenza che ancora oggi contraddistingue le Forze Speciali italiane.

Durante il Fascismo

Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, molti ex Arditi si riunirono nell’Associazione Nazionale Arditi d’Italia (ANAI), fondata dal capitano Mario Carli, figura di rilievo del cosiddetto “fascismo delle origini”. Numerosi Arditi aderirono al nuovo movimento, parteciparono alla Marcia su Roma e divennero protagonisti del regime nascente, arrivando in alcuni casi a ricoprire ruoli di primo piano come gerarchi, tra cui Giuseppe Bottai e Italo Balbo.
L’adesione, tuttavia, non fu unanime: una parte degli Arditi rifiutò di allinearsi al fascismo e venne progressivamente emarginata.

Dagli Arditi alle Forze Speciali moderne, una storia tutta italiana – Parte II: Tra le due guerre e la Seconda Guerra Mondiale
Mario Carli, Capitano degli Arditi – Free Copyright Creative Commons Wikipedia

Nel 1922, Benito Mussolini decretò lo scioglimento dell’ANAI, ritenuta non del tutto affidabile per il nuovo assetto politico, e istituì al suo posto la Federazione Nazionale Arditi d’Italia (FNAI), nella quale confluirono molti ex membri della precedente associazione. La FNAI divenne così il punto di riferimento ufficiale per gli Arditi legati al fascismo, ricevendo prestigio e riconoscimenti da parte del regime. Tra questi spicca la concessione della Torre dei Conti a Roma, assegnata nel 1937 e trasformata, l’anno successivo, in mausoleo dedicato ad Alessandro Parisi, presidente della Federazione e figura celebrata dagli Arditi fascisti.

Seconda guerra mondiale: i Paracadutisti e l’eredità di El Alamein nelle operazioni asimmetriche

A Tarquinia, nel luglio 1940, vennero costituiti i primi reparti paracadutisti: il I e II Battaglione fanteria paracadutisti e il III Battaglione Carabinieri Paracadutisti (successivamente rinominati rispettivamente II, III e I). Il 30 aprile 1941 il II Battaglione paracadutisti realizzò il primo aviolancio di guerra sull’isola di Cefalonia.

Nella primavera del 1941 fu formato il 1º Reggimento Paracadutisti, mentre nello stesso anno la Compagnia nuotatori paracadutisti della Regia Marina sperimentò per la prima volta il lancio in mare. Il 1º settembre 1941 venne istituita la 1ª Divisione Paracadutisti, a cui nel giugno 1942 fu attribuito il nome “Folgore”, poi evoluta nella 185ª Divisione Paracadutisti “Folgore”.

L’epopea della Divisione Folgore culminò nella battaglia di El Alamein, dove i paracadutisti italiani, in netta inferiorità numerica e di mezzi, furono costretti a combattere con tattiche asimmetriche, antesignane di quelle che sarebbero divenute proprie delle future forze speciali. Grazie a un addestramento rigoroso e a un equipaggiamento all’avanguardia, condussero azioni improvvise e devastanti, arrivando persino a impiegare ordigni di fortuna contro i mezzi corazzati britannici.

Proprio El Alamein costituì un punto di svolta: alcune delle esperienze maturate in quel contesto ispirarono, nel dopoguerra, la definizione di una nuova dottrina delle forze speciali italiane, come vedremo nel terzo articolo in uscita il 2 ottobre. Il Sottotenente Paracadutista Edoardo Acconci, che prese parte alla battaglia, – divenuto nel 1953 Capitano e Comandante della Compagnia Speciale, poi Compagnia Sabotatori, primo nucleo dell’odierno 9º Reggimento “Col Moschin” – raccolse e standardizzò quelle esperienze, ponendo le basi per una concezione moderna delle operazioni asimmetriche.

Lo Stato Maggiore Italiano comprese rapidamente che essere paracadutista non significava soltanto eseguire un aviolancio, ma adottare una specifica visione e mentalità operativa: la capacità di condurre missioni dietro le linee nemiche trasformava l’addestramento in procedure e azioni finalizzate a ottenere impatti determinanti e raggiungere obiettivi altamente strategici.

Negli anni successivi, il brevetto da paracadutista divenne quindi un requisito imprescindibile per chiunque aspirasse a entrare tra gli incursori o far parte delle forze speciali.

Dagli Arditi alle Forze Speciali moderne, una storia tutta italiana – Parte II: Tra le due guerre e la Seconda Guerra Mondiale
I Fanti dell’Aria libici con istruttori italiani in una foto del 1939 ristrutturata a colori da BRIGATAFOLGORE.NET

Tornano gli Arditi

All’inizio della Seconda guerra mondiale, l’Italia recuperò la tradizione degli Arditi, ripristinando reparti d’élite adattati alle nuove esigenze del conflitto.

Nel maggio 1942 vennero costituite nuove formazioni: il Gruppo Formazioni “A”, composto da personale italo-arabo, e il I Battaglione Speciale Arditi (15 maggio 1942), articolato in tre compagnie, ciascuna specializzata in una diversa modalità di infiltrazione in territorio nemico:

  • la 101ª Compagnia Arditi Paracadutisti;
  • la 102ª Compagnia Arditi Nuotatori (poi Compagnia da sbarco);
  • la 103ª Compagnia Camionettisti (poi terrestre).

Con la circolare n. 40900 del 20 luglio 1942 lo Stato Maggiore del Regio Esercito istituì il Reggimento Arditi, con sede a Santa Severa, vicino Roma. Il 1º agosto vi fu integrato il I Battaglione Speciale Arditi come prima unità operativa. Pochi giorni dopo, l’11 agosto, iniziò l’addestramento del II Battaglione e, il 15 settembre, l’unità assunse la denominazione di X Reggimento Arditi, posto al comando del Colonnello Renzo Gazzaniga, decorato con l’Ordine Militare di Savoia, una medaglia d’argento e due di bronzo al valor militare.

Parallelamente, altri reparti di Arditi operarono su diversi fronti: gli “sciatori arditi” presero parte alla campagna di Francia con il Battaglione Alpini “Duca degli Abruzzi” e il reparto “Monte Bianco”; in Africa, invece, le compagnie sahariane svolsero missioni speciali nel deserto. Il 10º Reggimento Arditi fu impiegato dietro le linee nemiche, soprattutto in Nord Africa e in Sicilia, fino al suo scioglimento dopo l’armistizio.

Il destino degli Arditi cambiò radicalmente con l’8 settembre 1943. Il 1º Battaglione Speciale Arditi, dislocato in Sardegna, si schierò con il Regno del Sud e, nel marzo 1944, venne trasformato nel IX Reparto d’Assalto dell’Esercito cobelligerante. Poco dopo divenne il III Battaglione “Col Moschin” all’interno del 68º Reggimento Fanteria “Legnano”, continuando a combattere al fianco delle forze alleate.

Anche la Regia Aeronautica sviluppò reparti speciali: nel 1942 nacque il Battaglione ADRA (Arditi Distruttori della Regia Aeronautica), incaricato di condurre sabotaggi e preparare il terreno per future operazioni di invasione. Dopo l’armistizio, l’unità continuò ad operare nella Repubblica Sociale Italiana come ADAR (Arditi Distruttori Aeronautica Repubblicana), con sede a Tradate.

Nel 1944, sempre per l’Aeronautica Nazionale Repubblicana, furono costituiti due nuovi reparti paracadutisti:

  • il 2º Reggimento Arditi Paracadutisti “Nembo”, rimasto operativo soltanto con due battaglioni.
  • il 1º Reggimento Arditi Paracadutisti “Folgore” (ex Reggimento Paracadutisti “Folgore”);
Bozza automatica
Soldati “speciali” del Battaglione ADRA (Arditi Distruttori della Regia Aeronautica)

Regia Marina: sviluppi tecnici e strategici dei “MAS”

Negli anni successivi alla Prima guerra mondiale, i MAS e altri mezzi d’assalto non furono il fulcro degli investimenti della Marina, dato l’assetto pacifico instauratosi nel Mediterraneo. Tuttavia, l’ideazione e la progettazione di nuove unità d’incursione riprese con la guerra d’Etiopia, a partire dal 1935, che riaccese le tensioni con la Gran Bretagna e la Francia. Fu in questo contesto che i principi dei MAS furono estesi a nuovi progetti, come i barchini esplosivi e gli innovativi siluri a lenta corsa (SLC). Gli SLC, progettati da Teseo Tesei ed Elios Toschi, erano mezzi di incursione subacquea in grado di trasportare operatori e testate esplosive sotto il livello del mare, permettendo attacchi ravvicinati contro le navi nemiche ormeggiate nei porti.

Dagli Arditi alle Forze Speciali moderne, una storia tutta italiana – Parte II: Tra le due guerre e la Seconda Guerra Mondiale
SLC esposto al Sacrario delle Bandiere a Roma.

La Seconda Guerra Mondiale: nascono gli Uomini d’Assalto

All’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, la Regia Marina aveva già costituito diverse flottiglie MAS, tra cui la celebre Xª Flottiglia MAS, destinata a diventare il simbolo stesso dell’incursione navale italiana.

Inizialmente nota come 1ª Flottiglia MAS, l’unità venne presto potenziata con la specialità degli “uomini d’assalto”, sommozzatori addestrati a penetrare nei porti nemici, nuotare sotto gli scafi e collocare cariche esplosive direttamente sulle navi avversarie. Questi incursori utilizzavano i famosi siluri a lenta corsa, soprannominati “maiali”, e furono protagonisti di operazioni che segnarono la storia della guerra navale.

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I componenti della 1ª Flottiglia MAS nel 1939. Tra loro il comandante Aloisi, Luigi Durand de la Penne, Teseo Tesei, Bruno Falcomatà e Gino Birindelli. – Copyright foto Ministero della Difesa-Marina Militare

Xª Flottiglia MAS: il terrore del mediterraneo

Se la Xª MAS fosse stata pienamente operativa nel giugno 1940, quando gli inglesi non disponevano ancora dell’Ultra, né di buoni sistemi di vigilanza nei porti di Alessandria, Gibilterra e La Valletta, la guerra probabilmente avrebbe avuto un esito assai diverso.

Jack Greene, storico e scrittore inglese nel libro “The Black Prince and the Sea Devils”

La prima azione di successo della Xª Flottiglia MAS si svolse il 25 marzo 1941 nella baia di Suda, a Creta. In quell’occasione sei barchini esplosivi MTM (Motoscafi Turismo Modificati) attaccarono le unità navali britanniche ancorate in rada, infliggendo danni gravissimi. Tra i bersagli colpiti figurava l’incrociatore HMS York, centrato in pieno e costretto a incagliarsi: ridotto a relitto, venne successivamente usato solo come batteria galleggiante.

L’operazione, condotta sotto il comando del tenente di vascello Luigi Faggioni, iniziò con la forzatura notturna delle ostruzioni della baia. Solo alle prime luci dell’alba i piloti poterono distinguere le sagome degli obiettivi e lanciarsi all’attacco. Un barchino colpì direttamente lo York, mentre un secondo, condotto dal sergente cannoniere Emilio Barberi – che per l’azione fu insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare – centrò la petroliera Pericles, danneggiandola gravemente. Un terzo mezzo, mancando il bersaglio designato, esplose contro un molo.

Gli altri tre barchini non riuscirono a completare la missione per guasti tecnici e difficoltà operative; i loro piloti decisero allora di autoaffondare le imbarcazioni per impedirne la cattura da parte del nemico.

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Il relitto della HMS York ispezionato da una squadra di marinai della torpediniera Sirio dopo la resa di Creta – Free Copyright Creative Commons Wikipedia

I teatri operativi della Xª Flottiglia MAS: non solo Mediterraneo, ma anche Mar Nero

Tra le missioni più celebri della Xª Flottiglia MAS vi fu l’attacco al porto di Alessandria d’Egitto, nel dicembre 1941, quando gli incursori riuscirono ad affondare le corazzate britanniche Queen Elizabeth e Valiant. Con questa azione, l’unità dimostrò in modo clamoroso l’efficacia di una strategia fondata su piccoli mezzi d’assalto e attacchi mirati, capaci di infliggere danni ben superiori alle forze impiegate.

Nel 1942 la Xª Flottiglia ampliò il proprio raggio operativo, schierando una squadriglia MAS trasferita via terra nel Mar Nero, dove si confrontò con la flotta sovietica. In quel teatro gli equipaggi italiani ottennero successi significativi, tra cui l’affondamento di sommergibili e di unità da trasporto sovietiche.

Nello stesso anno, nel Mediterraneo, i MAS italiani presero parte alla battaglia di Mezzo Agosto (Operazione Pedestal), opponendosi a un poderoso convoglio britannico diretto a Malta e contribuendo a infliggere pesanti perdite alle forze avversarie.

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La HMS Queen Elizabeth circondata da reti parasiluri nel porto di Alessandria prima dell’attacco. – Copyright ADNO 8064 Imperial War Museums

Nella Repubblica Sociale Italiana

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la Xª Flottiglia MAS si divise in due tronconi. Una parte delle unità scelse di continuare la lotta al fianco della Repubblica Sociale Italiana (RSI), sotto il comando del principe Junio Valerio Borghese. Questo gruppo fu impiegato in operazioni contro le forze angloamericane, sia in mare aperto che lungo le coste della penisola.

Altri uomini, invece, aderirono alla Marina Cobelligerante Italiana, mantenendo attiva la loro specialità d’assalto e collaborando con gli Alleati fino alla conclusione della guerra.

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Gruppo di soldati della Xª Flottiglia MAS – Free Copyright Creative Commons Wikipedia

CONTINUA …

NON PERDERTI IL PROSSIMO ARTICOLO SULLA STORIA DELLE FORZE SPECIALI ITALIANE:

Parte III: Dal dopoguerra nella Guerra Fredda ad oggi (2 ottobre)

👉 Hai perso il primo articolo? Clicca qui: Parte I – Le origini e la Prima guerra mondiale (1914-1918)

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Al secolo Alessandro Generotti, C.le magg. Paracadutista in congedo. Brevetto Paracadutista Militare nº 192806. 186º RGT Par. Folgore/5º BTG. Par. El Alamein/XIII Cp. Par. Condor. Fondatore e amministratore del sito web BRIGATAFOLGORE.NET e DIFESANEWS.COM. Blogger e informatico di professione

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