Il prossimo 3 settembre 2025 la Cina celebrerà l’ottantesimo anniversario della resa giapponese, data che per la narrativa ufficiale di Pechino segna la conclusione della Seconda guerra mondiale sul fronte asiatico. Per l’occasione, come già accaduto in altri anniversari di rilievo, la capitale ospiterà una grande parata militare destinata non solo al pubblico interno, ma soprattutto a inviare un messaggio al mondo: la Cina è una potenza militare globale pronta a giocare un ruolo di primo piano nelle dinamiche di sicurezza internazionale.
Tradizionalmente, le parate militari sono strumenti di propaganda e dimostrazione di forza. Tuttavia, nel contesto odierno caratterizzato da satelliti ad alta risoluzione e capacità di intelligence spaziale diffuse, non è più necessario attendere lo svolgimento della sfilata per carpire informazioni preziose. Le prove generali diventano esse stesse oggetto di osservazione, fornendo dettagli fondamentali sulle innovazioni in corso.
Le immagini satellitari analizzate in questi giorni hanno mostrato che Pechino intende sfruttare l’appuntamento per rivelare – o almeno lasciar intravedere – un arsenale che spazia dai missili ipersonici ai droni sottomarini, dalle armi a energia diretta fino a nuovi carri armati e velivoli senza pilota. Una vetrina che riflette non solo lo sforzo tecnologico, ma anche la volontà di competere con Washington e Mosca sul terreno delle guerre del futuro.
Il fronte più osservato è quello missilistico, vero pilastro della strategia cinese di Anti-Access/Area Denial (A2/AD) nel Pacifico occidentale. Tra i sistemi individuati spiccano lo YJ-17, evoluzione del già noto DF-17 con capacità ipersoniche, e lo YJ-19, dotato di prese d’aria tipiche di uno scramjet e molto simile al russo Zircon. Accanto a questi, lo YJ-20 suggerisce un passo ulteriore verso i veicoli di rientro manovrabili, rendendo più difficile l’intercettazione da parte delle difese avversarie.
Un altro dettaglio che ha colpito gli analisti è la comparsa di un nuovo TEL (Transporter Erector Launcher) con cabina laterale singola, mai visto prima, che trasportava un grande contenitore missilistico coperto da un telone: probabile indizio di un sistema balistico intercontinentale mobile. Se confermato, si tratterebbe di un’evoluzione strategica con implicazioni dirette sugli equilibri nucleari.
Sul piano marittimo, le immagini hanno svelato due modelli di Unmanned Underwater Vehicles (UUV), uno dei quali – l’Ajx002 – ricorda per dimensioni e propulsione a getto pompa il siluro russo Poseidon. Non è chiaro se sia dotato di capacità nucleari, ma il semplice parallelo con il progetto di Mosca solleva interrogativi sul possibile impiego in scenari di deterrenza strategica.

A sorprendere è anche un veicolo a otto ruote di grandi dimensioni, probabilmente concepito come piattaforma per un sistema laser a energia diretta. Le scritte “HZ” farebbero pensare a una variante navale, potenzialmente destinata a contrastare droni e missili da crociera. Se effettivamente operativo, rappresenterebbe una significativa svolta tecnologica nella guerra elettronica e nelle difese attive.
Accanto a missili e sistemi futuristici, l’Esercito Popolare di Liberazione punta anche sulla modernizzazione delle forze corazzate. È stato infatti osservato un nuovo carro armato leggero, più compatto rispetto al Type 99A, dotato di radar a quattro facce, sistemi di protezione attiva, arma laser integrata e cannone di difesa aerea. Questa configurazione lo rende altamente resiliente contro minacce moderne come missili anticarro, droni kamikaze e munizioni vaganti.
Il cannone principale da 105 mm è installato su una torretta senza equipaggio, segno della progressiva integrazione di tecnologie unmanned. Non meno rilevante è l’equipaggiamento dell’equipaggio stesso: caschi con display a realtà aumentata e virtuale, oltre a smartwatch tattici, testimoniano la volontà di integrare l’uomo all’interno di un sistema digitalizzato e interconnesso. Si tratta di un passo verso una guerra sempre più ibrida tra uomo e macchina.
Infine, non poteva mancare il riferimento al cielo. Le immagini hanno rivelato quello che sembra un nuovo loyal wingman cinese, concettualmente simile al già noto FH-97 e ispirato al drone statunitense XQ-58A Valkyrie. Un velivolo di supporto pensato per affiancare i caccia pilotati, riducendo i rischi per i piloti e ampliando la capacità offensiva.

Il quadro complessivo che emerge dalle prove generali della parata di settembre è quello di una Cina determinata a dimostrare la propria superiorità tecnologica non soltanto nei numeri, ma soprattutto nell’innovazione. Missili ipersonici, veicoli sottomarini autonomi, carri armati digitalizzati e sistemi laser sono tasselli di una strategia che punta a consolidare il ruolo di Pechino come attore militare globale, capace di sfidare direttamente gli Stati Uniti e di imporre nuove regole di deterrenza nella regione indo-pacifica.






