È stato presentato alla Camera dei Deputati un disegno di legge che amplia il ruolo delle Forze armate nel dominio cibernetico, riconosciuto ormai come un vero e proprio spazio strategico al pari di terra, mare, aria e spazio. Il provvedimento, primo firmatario il presidente della Commissione Difesa Nino Minardo, nasce in un contesto segnato dal forte incremento delle minacce digitali rilevato dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).
Secondo l’Operational Summary dell’ACN, nei primi sei mesi del 2025 sono stati registrati 1.549 eventi cyber (+53% rispetto al 2024), di cui 346 con impatto confermato. Particolarmente significativo l’aumento degli attacchi DDoS (598 episodi), mentre i casi di ransomware restano stabili ma con effetti rilevanti su settori sensibili come pubblica amministrazione, sanità, università ed energia.
Alla luce di questi dati, il ddl attribuisce alla Difesa la possibilità di condurre operazioni digitali anche in tempo di pace, rafforzando la capacità di protezione di istituzioni, infrastrutture critiche e cittadini.
Il provvedimento introduce alcune novità di rilievo:
Il riconoscimento del cyber spazio come dominio operativo risale al vertice NATO di Varsavia 2016, rafforzato a Bruxelles nel 2018 con la creazione del Cyber Operations Center. L’Italia, allineandosi a questo percorso, intende consolidare la propria postura difensiva e offensiva in un settore cruciale per la sicurezza nazionale ed euro-atlantica.
Il ddl richiede una definizione precisa delle condizioni in cui le Forze armate potranno intervenire in tempo di pace: catena di comando, livelli autorizzativi, raccordo con l’autorità giudiziaria. Particolare attenzione dovrà essere riservata all’uso di esperti esterni, con criteri di affidabilità, trasparenza nella gestione di informazioni classificate e tracciabilità delle operazioni.
La Difesa non agirà in autonomia, ma in stretto raccordo con ACN, CSIRT Italia e altre strutture settoriali, per evitare duplicazioni e garantire continuità operativa. L’intervento militare dovrà inserirsi nei piani nazionali di risposta, con protocolli di cooperazione e piattaforme di condivisione dati.
Il rafforzamento dei percorsi formativi mira a creare competenze stabili e a ridurre la dipendenza da soluzioni emergenziali. La possibilità di ricorrere a supporti esterni specializzati resta uno strumento di flessibilità, da utilizzare entro regole di ingaggio rigorose e coerenti con gli obiettivi pubblici.
L’iniziativa legislativa si colloca lungo una traiettoria che vede la cybersicurezza come elemento cardine della difesa nazionale e internazionale. La combinazione di capacità interne, supporto esterno, formazione e controllo parlamentare potrebbe contribuire a colmare il divario di competenze e a incrementare la resilienza del sistema Paese.
L’iter parlamentare definirà in dettaglio condizioni operative, limiti e responsabilità, assicurando coerenza con l’ordinamento interno e con gli impegni internazionali.

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