L’accesso allo spazio e la capacità di operare liberamente in esso sono oggi considerati vitali per gli interessi nazionali degli Stati Uniti. È quanto emerge dal documento strategico della United States Space Force (USSF), che delinea un quadro operativo per affrontare la guerra nello spazio e raggiungere la space superiority, la superiorità spaziale.
Non si tratta di teorie astratte: lo spazio è ormai un dominio decisivo della competizione strategica. Chi controlla le orbite e i sistemi satellitari controlla comunicazioni, navigazione, sorveglianza e capacità di targeting. Senza questi strumenti, le forze armate moderne non potrebbero operare con efficacia negli altri domini: terrestre, marittimo, aereo e cibernetico.
La Space Force sottolinea come le operazioni spaziali siano globali e multidominio. Non basta proteggere i satelliti: un attacco contro il segmento terrestre, quello di collegamento o quello orbitale può neutralizzare intere capacità spaziali. Per questo l’USSF insiste sulla necessità di condurre operazioni offensive e difensive sincronizzate in tutti i segmenti.
La superiorità spaziale può includere anche azioni offensive: cercare e distruggere veicoli nemici, interrompere reti di comunicazione e degradare sistemi avversari. Il principio guida è semplice: tutto ciò che ha grande valore strategico diventa un obiettivo da colpire per l’avversario.

Come in ogni altro dominio, anche nello spazio la guerra è un’attività umana con fini politici. Forze spaziali credibili e pronte al combattimento sostengono la deterrenza, dissuadendo potenziali aggressori. L’USSF ha quindi il compito di organizzare, addestrare ed equipaggiare le proprie unità per condurre operazioni in grado di negare o degradare il ciclo decisionale nemico
Una caratteristica unica del dominio spaziale è il massiccio impiego di sistemi automatizzati. Le enormi distanze e le orbite congestionate impongono decisioni rapidissime, spesso delegate a sistemi autonomi. È quindi necessario capire come e quando l’uomo debba intervenire, evitando di lasciare alle macchine scelte strategiche irreversibili.
La Space Force definisce la superiorità spaziale come la condizione che consente alle forze amiche di operare liberamente, nel tempo e luogo scelti, senza interferenze proibitive, negando al contempo tale libertà all’avversario.
Questa superiorità può essere:
Quando la superiorità è sia generale sia persistente, si parla di supremazia spaziale: l’avversario è talmente indebolito da non poter più influire in modo decisivo sull’esito della guerra.

Un punto centrale è la negazione. Anche senza controllare pienamente il dominio spaziale, un attore può impedirne l’uso all’avversario. Ciò può avvenire con azioni temporanee e reversibili, oppure, nei casi peggiori, con la creazione di campi di detriti che rendono inutilizzabile un’intera orbita.
Il controllo dello spazio (space control) è quindi una funzione cardine della USSF: comprende tutte le attività necessarie a contestare e dominare lo spazio, con l’obiettivo finale di garantire la superiorità spaziale.
Il documento parte da un assunto netto: la guerra nello spazio non è una possibilità remota, ma una certezza del futuro. Lo spazio è ormai un elemento vitale della condotta bellica e nessuna potenza militare può permettersi di trascurarlo.
La sfida sarà duplice: mantenere la capacità di operare liberamente proteggendo i propri assetti e, allo stesso tempo, impedire che l’avversario sfrutti le stesse risorse. Tutto ciò evitando di compromettere irrimediabilmente la sicurezza e la sostenibilità del dominio spaziale, da cui dipendono non solo le operazioni militari ma anche le infrastrutture civili e commerciali.
La superiorità spaziale, dunque, è molto più di un concetto tecnico: è una questione strategica che riguarda l’equilibrio globale e il futuro della sicurezza internazionale.

La nuova frontiera della guerra: la superiorità spaziale nella strategia USA






