La guerra in Ucraina ha messo in luce le carenze strutturali delle forze armate occidentali nel settore della difesa aerea terrestre. Per la Bundeswehr, il tema si è trasformato non solo in una questione di capacità operative, ma anche in un delicato braccio di ferro interno tra Aeronautica ed Esercito sulla gestione futura dei sistemi.
Per rispondere rapidamente alle nuove minacce, Berlino ha avviato con urgenza l’acquisizione di sei unità del sistema Iris-T SLM, originariamente previsto solo come parte del programma Nah- und Nächstbereichsschutz (NNbS). La scelta di anticipare la fornitura ha generato un effetto domino: il sistema, inizialmente destinato all’Aeronautica, potrebbe finire sotto il controllo diretto dell’Esercito, insieme agli altri componenti del NNbS.
Il programma NNbS, cuore della futura difesa aerea tedesca, prevede una combinazione di:
Per il periodo 2027-2037, il bilancio federale destina 7,12 miliardi di euro al progetto, cui si aggiungono altri 2,64 miliardi per gli Iris-T SLM fino al 2032. Una massa di risorse che rende inevitabile il confronto su chi dovrà esercitare il comando e la gestione operativa.

Storicamente, la difesa aerea a medio raggio è competenza dell’Aeronautica, mentre l’Esercito si occupa degli assetti più prossimi al fronte terrestre. L’arrivo di sistemi integrati e mobili come Skyranger e Iris-T SLS, pensati per muoversi con le unità corazzate, rafforza però la posizione dell’Esercito, che rivendica la responsabilità unitaria del NNbS.
Secondo indiscrezioni, il Ministero della Difesa starebbe valutando seriamente questa ipotesi, che comporterebbe un ridimensionamento dell’Aeronautica sul terreno della difesa aerea terrestre. Un passaggio che non tutti condividono: i vertici dell’Aeronautica temono una frammentazione delle competenze e un indebolimento della catena di comando unificata.
Il dibattito tedesco trova un interessante termine di paragone in Italia, dove la difesa aerea è suddivisa in modo chiaro tra Esercito e Aeronautica.
L’Esercito Italiano è responsabile della difesa aerea terrestre tramite la Brigata missili della Difesa Aerea (BMD), che schiera sistemi come i SAMP/T Mamba, capaci di intercettare missili e aerei a medio raggio, integrati nella rete NATO. L’Aeronautica Militare, invece, mantiene la responsabilità della sorveglianza e del controllo dello spazio aereo nazionale, con assetti come i caccia Eurofighter e le catene radar che garantiscono l’integrazione nell’Integrated Air and Missile Defence (IAMD) della NATO.
Questo modello di ripartizione ha evitato conflitti di competenza interni, favorendo una complementarità operativa: l’Esercito protegge le forze terrestri e le infrastrutture critiche, mentre l’Aeronautica garantisce la difesa aerea strategica e la superiorità nei cieli.
Proprio l’esperienza italiana viene citata da vari osservatori come un possibile riferimento per la Germania: una divisione chiara delle responsabilità, senza sovrapposizioni, in cui la cooperazione tra Esercito e Aeronautica consente di coprire l’intero spettro delle minacce.

Il dibattito in Germania non è solo tecnico, ma politico e strategico: stabilire chi controllerà la difesa aerea terrestre della Bundeswehr significa determinare il peso relativo di Aeronautica ed Esercito nei futuri equilibri delle forze armate tedesche.
Al momento, la decisione è ancora sospesa. Ma il braccio di ferro sembra destinato a proseguire, alimentato da miliardi di euro di investimenti e dalla consapevolezza che la difesa dello spazio aereo tedesco non può più permettersi ambiguità organizzative. L’Italia dimostra che una ripartizione chiara dei compiti può prevenire conflitti interni e garantire efficienza: un esempio che Berlino dovrà valutare attentamente per il futuro della propria architettura difensiva.

Germania, cresce la tensione tra Esercito e Aeronautica sulla difesa aerea






