L’azienda ucraina Fold sta sviluppando un drone FPV collegato via fibra ottica, con un raggio operativo fino a 100 km. La soluzione elimina il collegamento radio — vulnerabile alle contromisure elettroniche — e punta a garantire controllo continuo anche in ambienti saturi di disturbi. Basato su quadricotteri commerciali a basso costo, il sistema può essere configurato per trasportare cariche esplosive idonee a neutralizzare veicoli blindati e infrastrutture.
Il drone sostituisce il link RF con una bobina di cavo in fibra ottica che mantiene un collegamento diretto e schermato tra operatore e piattaforma. L’assenza di radio rende inefficaci i jammer e riduce il rischio di perdita del segnale durante l’avvicinamento all’obiettivo. Il rovescio della medaglia è la gestione fisica del cavo, che deve srotolarsi senza impedimenti lungo la rotta di volo.
Fold ha progressivamente esteso il raggio: dai primi prototipi da 5 km, è passata a 15 e 25 km, esplorando versioni da 40–50 km per ingaggi a media distanza. La seconda generazione punta ora a circa 100 km, un salto che amplia notevolmente il ventaglio di bersagli e profili di missione.
L’estensione a 100 km permette attacchi “oltre linea” su radar, nodi logistici e assetti di alto valore senza esporre l’operatore a contromisure elettroniche. Per i difensori, l’enfasi si sposta dal contrasto EW a barriere fisiche, reti anti-drone, sorveglianza ottico-acustica e fuoco di interdizione. Sistemi laser o armi a energia diretta, dove disponibili, diventano più rilevanti di fronte a piattaforme non dipendenti dal radio-link.
Secondo le prove effettuate in Ucraina su vari modelli a fibra di produttori locali, gli operatori stanno valutando configurazioni in grado di trasportare testate fino a 3 kg, sufficienti a danneggiare veicoli e strutture tattiche. L’incremento del raggio richiede però una pianificazione accurata dei percorsi per ridurre i rischi di attrito del cavo e di perdita meccanica.
“Oggi, la guerra è cambiata. Il raggio di 10–15 chilometri spesso non basta per distruggere grandi bersagli nemici”, ha spiegato Volodymyr, co-fondatore di Fold, in un’intervista a BUSINESS INSIDER.
La spinta verso soluzioni anti-jam è quindi destinata a proseguire, combinando droni a fibra con flotte FPV tradizionali e vettori a lungo raggio.
Nei prossimi mesi l’attenzione sarà su affidabilità del cavo (resistenza, attrito, tagli), automazione dello srotolamento, ottimizzazione dei telai e integrazione dottrinale con altri sistemi (UAV ISR, artiglieria, munizioni circuitanti). Se confermate sul campo, le piattaforme FPV a fibra potrebbero ridefinire l’equilibrio tra attacco economico di precisione e difesa, spostando il baricentro dalla guerra elettronica alla protezione fisica degli assetti.

Ucraina, il drone a fibra ottica con raggio di 100 km che “salta” il jamming






