L’annuncio del presidente colombiano Gustavo Petro, che ha proposto di ritirare la Colombia dal suo status di partner globale della NATO, ha suscitato preoccupazione tra politici ed esperti di difesa. La Colombia è infatti l’unico Paese dell’America Latina ad avere questo tipo di relazione con l’alleanza militare occidentale, che garantisce cooperazione in materia di sicurezza e difesa senza implicare obblighi militari.
Tra le voci critiche c’è quella dell’ex vicepresidente Marta Lucía Ramírez, che in un’intervista alla rivista Semana ha sottolineato come il legame con la NATO abbia permesso alle Forze Armate colombiane di accedere a programmi di addestramento, modernizzazione, logistica e comando secondo standard internazionali. “È fondamentale avere il sostegno e la cooperazione per rafforzare le nostre capacità in materia di cyberdifesa e sicurezza strategica”, ha affermato.
Anche l’ex ministro della Difesa Diego Molano ha espresso la sua contrarietà, avvertendo che un’uscita dall’alleanza potrebbe avere conseguenze su più livelli. “La NATO fornisce accesso a intelligence condivisa, formazione militare e altri aspetti critici per contrastare le minacce. Abbandonare questa partnership significherebbe perdere credibilità internazionale, isolarsi diplomaticamente e ridurre la cooperazione con alleati strategici”, ha dichiarato Molano.
L’annuncio di Petro è arrivato il 16 luglio 2025 durante un evento ufficiale al Ministero degli Affari Esteri a Bogotá, in occasione di un vertice internazionale sulla crisi di Gaza. “Dalla NATO dobbiamo uscire, non c’è altra strada”, ha dichiarato il presidente, motivando la decisione con critiche al ruolo di alcuni Paesi europei nella fornitura di armi a Israele per l’offensiva militare nella Striscia di Gaza. “Il carbone colombiano non deve trasformarsi in bombe in Israele per uccidere bambini”, ha aggiunto Petro.
La Colombia era entrata a far parte della NATO come partner globale nel 2017, consolidando una relazione iniziata nel 2013 con la firma di un accordo di cooperazione in materia di sicurezza e scambio di informazioni. Questo status, pur non comportando obblighi militari, ha garantito al Paese accesso a programmi di modernizzazione delle forze armate, trasparenza nella difesa, attività di formazione e conoscenze in missioni di pace e diritti umani nel settore militare.
Secondo la NATO, questo rapporto ha portato “grandi benefici alla Colombia senza limitare la postura del governo in politica estera”.
Per analisti e osservatori, la mossa di Petro segna un chiaro cambio di direzione nella politica estera della Colombia, che si allontana da alleanze militari considerate dal presidente incompatibili con i principi etici in materia di conflitti armati.
“Gaza è un esperimento dei super-ricchi per mostrare ai popoli come reagire a una ribellione”, ha dichiarato Petro, criticando quella che ha definito una logica di dominazione globale da parte dei Paesi sviluppati.
Il presidente colombiano ha rivolto anche parole dure contro gli Stati Uniti e l’ex presidente Donald Trump, lamentando il mancato dialogo tra Washington e la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC). “Non vogliono incontrarsi con l’America Latina e i Caraibi”, ha detto Petro, criticando l’approccio bilaterale dell’amministrazione americana.

La Colombia vuole uscire dalla NATO: ecco le possibili conseguenze secondo gli analisti - DIFESANEWS.COM - Notizie difesa, sicurezza e geopolitica






