La crisi tra Stati Uniti e Venezuela compie un salto di livello dopo le nuove dichiarazioni del presidente americano Donald Trump, che dalla Casa Bianca ha annunciato che “presto” inizieranno attacchi via terra contro le organizzazioni del narcotraffico, lasciando intendere operazioni dirette non solo in Venezuela, ma anche in altri Paesi della regione, Colombia inclusa.
Secondo Trump, i gruppi criminali responsabili della produzione e del traffico di stupefacenti avrebbero causato “oltre 200 mila morti lo scorso anno”, numeri che, sostiene, sarebbero diminuiti grazie alle recenti operazioni statunitensi nel Mar dei Caraibi. Ora, il passo successivo sarebbe una fase terrestre.
Il Presidente del Stati Uniti ha affermato che
Presto inizieremo attacchi via terra, è più facile. Sappiamo dove si trovano questi malfattori e questo comincerà molto presto. Le famiglie vivranno più tranquille.
Solo qualche giorno fa la Federal Aviation Administrator (FAA) aveva invitato tutti gli operatori che sorvolano lo spazio aereo venezuelano a mantenere la “massima prudenza“.
Un avviso che, alla luce delle ultime dichiarazioni di Trump e dell’escalation verbale con Caracas, appare oggi come un ulteriore segnale della crescente tensione nella regione.

Nel suo intervento, Trump ha chiarito che i raid potrebbero colpire “qualsiasi luogo dove si stiano producendo droghe”, menzionando esplicitamente la Colombia. “In Colombia hanno impianti di produzione di cocaina che poi vendono negli Stati Uniti. Chiunque produca droga destinata al nostro Paese è soggetto a essere attaccato, non solo il Venezuela”, ha dichiarato.
Parole che hanno provocato una reazione immediata da parte del presidente colombiano Gustavo Petro. Dal suo profilo X, Petro ha invitato Trump a recarsi in Colombia per “partecipare alla distruzione dei nove laboratori al giorno” che, sostiene, le autorità colombiane smantellano per impedire che la cocaína arrivi negli Stati Uniti, rivendicando la distruzione di circa 18.400 laboratori durante il suo mandato senza “sparare un solo missile”.
Venga señor Trump a Colombia, lo invito, para que participe en la destrucción de los 9 laboratorios diarios que hacemos para que no llegue cocaína a EEUU.
— Gustavo Petro (@petrogustavo) December 2, 2025
Sin misiles he destruido en mi gobierno 18.400 laboratorios, venga conmigo y le enseño como se destruyen, un laboratorio… https://t.co/8WOKnclDK7
Il Capo di Stato Colombiano ha avvertito che “attaccare la nostra sovranità equivale a dichiarare guerra” e che una simile azione “danneggerebbe due secoli di relazioni diplomatiche”, aggiungendo di essere già stato “calunniato” da Trump e invitandolo a non perseverare su quella strada. Petro ha infine ricordato che, se c’è un paese che ha contribuito a fermare migliaia di tonnellate di cocaina dirette verso i consumatori statunitensi, questo è proprio la Colombia.

Ulteriori tensioni sono nate dopo che Reuters ha rivelato contenuti inediti della telefonata tra Trump e Nicolás Maduro, avvenuta il 21 novembre. La conversazione, durata meno di 15 minuti, avrebbe visto Maduro presentare cinque condizioni per abbandonare il potere:
Gli Stati Uniti ritengono Maduro un leader illegittimo e offrono una taglia da 50 milioni di dollari per la sua cattura con accuse legate al narcotraffico, al riciclaggio e alla corruzione.
Secondo Reuters, Trump avrebbe rifiutato categoricamente tutte le richieste, lasciando una sola via d’uscita: la dimissione immediata di Maduro entro una settimana, con l’unica garanzia di un salvacondotto per lui e la sua famiglia verso l’esilio.

Le dichiarazioni di Washington, la chiusura dello spazio aereo venezuelano e la prospettiva di operazioni terrestri segnano un nuovo punto di frizione che potrebbe avere ripercussioni diplomatiche e militari in tutta la regione.
La crisi resta in piena evoluzione e gli scenari possibili – dall’intervento mirato alle organizzazioni criminali fino a un confronto diretto con il regime di Caracas – aumentano di ora in ora.

Crisi USA–Venezuela, Trump alza il tono: “Siamo pronti, attacco imminente via terra”. No alle richieste di Maduro. Anche la Colombia nel mirino.






