Il Pentagono si trova sempre più esposto a rischi informatici a causa della quantità crescente di informazioni pubbliche diffuse online da piattaforme civili, dispositivi personali, comunicazioni ufficiali e attività social. A lanciare l’allarme è un rapporto pubblicato il 17 novembre dalla Government Accountability Office (GAO), che evidenzia come questa mole di dati tracciabili stia compromettendo la capacità del Dipartimento della Difesa (DoD) di proteggere operazioni, infrastrutture e personale.
Secondo la GAO, la cosiddetta “rivoluzione digitale” ha prodotto un’enorme quantità di informazioni che possono essere raccolte, combinate e sfruttate da attori ostili. Movimenti di navi e velivoli, foto geolocalizzate, comunicazioni online e perfino tracce lasciate da dispositivi personali finiscono spesso in chiaro sul web.
Questi dati permettono a gruppi criminali, intelligence avversarie e hacker di:
La GAO sottolinea che informazioni apparentemente innocue — coordinate marittime, comunicati stampa, attività social — possono essere aggregate per prevedere, ad esempio, la rotta di una portaerei o lo spostamento di una task force.

Il rapporto analizza dieci componenti del Dipartimento della Difesa, tra cui NSA, DIA, Cyber Command, SOCOM e tutte le Forze Armate USA. Il risultato è chiaro: quasi tutti hanno lacune significative nella gestione dei rischi legati alle informazioni pubbliche.
La GAO rileva che:
In altre parole, il Pentagono non dispone di un quadro solido e omogeneo per fronteggiare un rischio che sta crescendo esponenzialmente.

Tre dei cinque uffici collegati al Segretario alla Difesa hanno emesso politiche per limitare l’esposizione digitale del personale, ma secondo la GAO queste linee guida sono “troppo ristrette” e non coprono tutti gli aspetti della sicurezza.
La complessità del problema richiede un approccio centralizzato. Per questo il rapporto indica il Defense Security Enterprise Executive Committee come l’organo più adatto per coordinare un’analisi dipartimentale e uniformare le politiche sul digital footprint.
Senza una strategia unificata, avverte la GAO, il Dipartimento della Difesa rischia di:

Per affrontare il problema, la GAO ha formulato 12 raccomandazioni, tra cui:
Il Dipartimento della Difesa ha accettato 11 raccomandazioni su 12, concordando solo parzialmente con una.
Il rapporto chiede inoltre al Segretario alla Difesa Pete Hegseth di vigilare personalmente sull’implementazione delle misure mancanti, soprattutto in ambiti strategici come force protection e insider threat.
Il problema non riguarda solo il Pentagono. Negli ultimi anni, sia Camera che Senato hanno presentato disegni di legge per limitare l’esposizione digitale del personale della Difesa, consapevoli che l’impronta digitale è ormai diventata un potenziale bersaglio per potenze straniere, cybercriminali e gruppi terroristici.

Il messaggio della GAO è netto: la cybersicurezza americana è sempre più difficile da garantire a causa dell’enorme quantità di dati pubblici che riguardano operazioni, asset e personale militare.
La sfida non è solo tecnologica, ma anche culturale. Ridurre il digital footprint, formare adeguatamente il personale e uniformare le procedure sono passaggi indispensabili per proteggere il Pentagono in un mondo in cui ogni traccia digitale può diventare un’arma nelle mani sbagliate.
Per Europa e Italia, questo rapporto dovrebbe essere letto come un campanello d’allarme. Anche le Forze Armate europee, incluse le Forze Armate italiane, sono sempre più esposte alla stessa combinazione di fattori: uso massivo di dispositivi personali, social network, piattaforme civili di tracking e comunicazione istantanea.
Se gli Stati Uniti, con mezzi e strutture imponenti, faticano a gestire l’impatto delle “informazioni pubbliche” sulla sicurezza, è evidente che per i Paesi europei la priorità deve essere:
Per l’Italia, sempre più inserita in contesti multinazionali, anticipare questi rischi significa proteggere meglio i propri uomini e donne in uniforme, preservare la segretezza operativa e collocarsi tra quei Paesi che non subiscono la rivoluzione digitale, ma la governano anche sul piano della sicurezza.

USA, l’eccesso di “informazioni pubbliche” rende la cybersicurezza sempre più difficile
Fonte: https://www.gao.gov/products/gao-26-108771
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