La riserva nazionale, una risorsa fondamentale per il rafforzamento delle forze armate italiane, sta per evolversi in un modello che punta a integrare la componente operativa con un focus sulle specializzazioni strategiche, come la guerra cibernetica. Questo progetto, sviluppato dallo Stato Maggiore della Difesa, prevede l’impiego di circa 35.000 riservisti suddivisi in tre ambiti: operativo, territoriale e specialistico.
Il generale Luciano Portolano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, ha recentemente presentato lo studio sulla riserva nazionale, definendola “indispensabile” per integrare e supportare le forze regolari italiane. Il piano, ancora in fase embrionale, segna una nuova fase per il sistema di difesa italiano, con l’obiettivo di rispondere alle sfide moderne, tra cui la minaccia cibernetica.
Portolano ha delineato tre componenti chiave della riserva:
Secondo il generale Portolano, il piano prevede la creazione di circa 35.000 riservisti, con una ripartizione che dovrebbe contribuire all’obiettivo di 160.000 unità, il numero previsto per il nuovo modello di difesa italiano. Il numero di riservisti è pensato per integrare le capacità delle forze armate, in un contesto in cui le minacce, tra cui il cyberspazio, diventano sempre più rilevanti. Tuttavia, come sottolineato dal generale, questo è solo un progetto preliminare che richiede l’approvazione politica per essere implementato.

Il progetto prevede anche una serie di modifiche normative. Il disegno di legge delega al governo, in fase di discussione, potrebbe introdurre modifiche al Codice dell’ordinamento militare, consentendo la creazione della riserva nazionale in modo strutturato. Questo intervento legislativo includerà anche deroghe alla regolamentazione del pubblico impiego, permettendo una gestione più flessibile del personale militare.
Una delle novità previste riguarda anche il trattamento economico e pensionistico dei riservisti, con misure compensative per coloro che verranno chiamati in servizio. Inoltre, verranno ampliate le tutele legali per il personale, inclusi supporto per il ricollocamento una volta terminato il servizio attivo.
Un aspetto fondamentale del nuovo modello di riserva è l’integrazione della cyber difesa. Con l’evolversi delle tecnologie, la protezione delle infrastrutture digitali è diventata una delle priorità più alte per la sicurezza nazionale. La riserva specialistica sarà quindi cruciale per il rafforzamento delle capacità cyber dell’Italia, in particolare nel contrastare le minacce digitali, che oggi rappresentano un rischio altrettanto grave quanto le minacce fisiche.

Il progetto, se approvato, vedrà l’Italia rafforzare il suo sistema di difesa nazionale con una componente riservista più snella e moderna, pronta a rispondere a tutte le esigenze, dai conflitti tradizionali alla guerra cibernetica. Tuttavia, resta da vedere quale sarà il timing dei prossimi sviluppi e come le istituzioni politiche si muoveranno per tradurre in legge questa nuova visione della riserva militare.
Il futuro della difesa italiana appare, dunque, sempre più orientato a una sinergia tra forze regolari e riservisti, con un forte focus sulle nuove tecnologie e sulle sfide del futuro, in un contesto geopolitico sempre più complesso e dinamico.

35.000 uomini e donne - la Riserva per il Futuro della Difesa - DIFESANEWS.COM - Notizie difesa, sicurezza e geopolitica






